Lo splendido ed affascinante animale delle più remote selve europee appartiene alla forma tipica di Gatto selvatico (Felis silvestris), che in passato viveva anche lungo le catene montuose delle Alpi
Padrone della selva, quasi invisibile all’occhio dei profani, tanto elusivo da far ammantare di leggenda la propria presenza anche nei luoghi dove vive abitualmente… Sorprendentemente agile e forte, il Gatto selvatico è fiero e prudente, silenzioso e guardingo, astuto e scattante come nessun altro animale della selva. È davvero sorprendente come una creatura così riesca ancor oggi a sopravvivere in un mondo sempre più alterato e compromesso, sfuggendo alle innumerevoli insidie e muovendosi con sicurezza incredibile, nelle forre più intricate e tra gli anfratti più impenetrabili, da cui non si allontana che per cacciare, preferibilmente nel cuore della notte.
Chi abbia avuto la fortuna d’incontrare un animale come questo allo stato libero, in piena natura, non può certo dimenticarlo facilmente: pochi fuggevoli istanti concessi dal maestoso Felino all’incantato osservatore rappresentano spesso non solo un dono prezioso, ma anche il primo folgorante approccio verso la percezione d’un mondo sconosciuto ai più.
Un mondo magico, che merita assolutamente d’essere salvato.Lo splendido ed affascinante animale delle più remote selve europee appartiene alla forma tipica di Gatto selvatico (Felis silvestris), che in passato viveva anche lungo le catene montuose delle Alpi. Ora nell’Italia alpina sembra estremamente rarefatto, se non del tutto scomparso, perché non se ne hanno da lungo tempo notizie da vari settori, come ad esempio dalle Alpi Centrali. Segnalazioni della sua presenza non mancano invece in aree estreme e limitate, come le Alpi Liguri al confine con la Francia, e le Alpi Carniche a ridosso della Slovenia. Ma occorrerebbe indagare meglio in varie altre parti, come la Val d’Ossola, l’Alpe Veglia e la Valsesia, da cui sono talvolta affiorate segnalazioni più o meno recenti. E del resto, reintroduzioni di questo Felino erano state effettuate in passato nel Giura Svizzero.
Nell’Appennino, invece, il Gatto selvatico vive ancora abbastanza diffuso, anche se la sua presenza appare documentata soprattutto nelle regioni centromeridionali, dalla Toscana in giù, scendendo lungo le dorsali fino al mare ovunque valli e rilievi siano ancora ammantati di foresta. Nella penisola, il Felino tende a formare una razza endemica (Felis silvestris molisana), abbastanza caratterizzata ma non ancora ben conosciuta (come del resto assai poco studiate sono le sporadiche popolazioni insulari della Sicilia, che tuttora resistono alla invadente antropizzazione dell’isola).
Segnalazioni concordanti danno ancora presente il Gatto selvatico appenninico in Toscana, Lazio (specialmente nelle riserve del Viterbese, dove sembra piuttosto frequente), Abruzzo (il solo Parco Nazionale ne ospiterebbe, secondo stime attendibili, diverse decine di coppie), ed inoltre Molise, Basilicata, Calabria e Puglia. Nel Gargano, in particolare, era in passato piuttosto abbondante fin nelle pinete sublitoranee, ma è stato poi incoscientemente decimato con i bocconi avvelenati: una delle cause più micidiali del suo declino, cui può imputarsi anche la sua presunta scomparsa da gran parte delle Alpi e dallo stesso Appennino settentrionale, data la sadica efficienza con cui, per decenni, in queste zone era stata praticata la cosiddetta «lotta ai nocivi». In fondo, il vero simbolo della vera libertà che tutti sogniamo è proprio lui, a due passi da noi. Rispettarlo significa anche, semplicemente, comprendere e tramandare il messaggio della natura, più vero, forte, ispiratore e durevole di qualsiasi effimera conquista.