Il «Secondo Rapporto sul Clima Globale», predisposto da alcune centinaia di scienziati dell’Intergovernmetal Panel for Climate Change sotto l’egida dell’Onu attraverso un lungo processo di analisi e valutazione delle informazioni e delle previsioni disponibili, sviluppato nel corso di quattro anni di lavori tra il 1991 e il 1995, afferma, tra l’altro, che
* è sempre più evidente l’influenza antropogenica sul clima globale, determinata dalle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane;
* senza specifiche politiche e misure per mitigare i cambiamenti climatici, la temperatura media superficiale globale relativa al 1990 è destinata a crescere di circa 2°C (tra 1,5 e 3,5°C) entro il 2100;
* il livello medio dei mari è destinato a crescere entro il 2100 di circa 50 cm (tra 15 e 95 cm) rispetto al livello del 1990, con la compromissione di vaste aree costiere intensamente popolate;
* il riscaldamento globale potrà determinare modifiche significative nei cicli climatici con l’intensificazione dei fenomeni estremi (forti precipitazioni con eventi alluvionali alternate a lunghi periodi di siccità), alterazioni degli ecosistemi terrestri e acquatici, effetti sulla degradazione e aridificazione dei suoli, modificazioni delle produzioni agricole);
* l’aumento delle temperature avrà effetti sulla salute, diretti (incremento delle morti e delle malattie a causa delle «onde di calore») e indiretti (aumento e diffusione, anche nelle zone temperate, di malattie infettive tipiche delle zone tropicali;
* per garantire che entro il 2100 le concentrazioni di gas ad effetto serra siano contenute entro livelli «compatibili», ovvero per raggiungere l’obiettivo della stabilizzazione della concentrazione atmosferica di CO2 a livelli doppi rispetto a quelli dell’era preindustriale, le emissioni globali dovranno corrispondere alla metà di quelle attuali.
Secondo le proiezioni del Panel, le emissioni mondiali di CO2 dal settore energia, che costituiscono più del 95% delle emissioni totali, senza interventi correttivi tendono a crescere entro il 2010 del 30%-50% a causa dell’aumento del fabbisogno di energia necessaria allo sviluppo economico mondiale.