Dopo una serie di incontri in formato di dialogo a tre, tra il Consiglio, il Parlamento e la Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio della Presidenza dell’Ue hanno raggiunto un accordo informale sulla proposta di Direttiva sulle energie rinnovabili. Il compromesso raggiunto dovrà essere accolto formalmente dal Consiglio e sottoposto al voto in prima lettura in sessione plenaria del Parlamento europeo in dicembre a Strasburgo.
La proposta di Direttiva prevede obiettivi nazionali legalmente vincolanti per gli Stati Membri, in modo tale che l’Ue, nel complesso, possa raggiungere il proprio obiettivo di ottenere almeno il 20% di energie rinnovabili del consumo energetico totale nel 2020.
Secondo il compromesso, la valutazione della Commissione europea sull’attuazione della Direttiva, che avrà luogo nel 2014, non influirà sull’obiettivo complessivo del 20%, ma servirà a migliorare, se necessario, l’efficienza dei meccanismi di cooperazione.
L’accordo informale, inoltre, fa proprie le proposte della Commissione Industria affinché gli Stati Membri possano raggiungere gli obiettivi nazionali anche congiuntamente attraverso meccanismi di cooperazione. Il compromesso ribadisce anche l’obiettivo di ottenere nel 2020 almeno il 10% di energie rinnovabili per il settore dei trasporti, attribuendo nel conteggio dei crediti: valore doppio ai biocombustibili di seconda generazione prodotti da rifiuti, residui o biomassa da cellulosa di provenienza non alimentare e legnosa; valore singolo all’elettricità rinnovabile per i treni; valore contato due volte e mezzo per l’elettricità rinnovabile consumata dalle auto elettriche.
Inoltre i biocombustibili, per essere rendicontabili, devono determinare un risparmio di almeno il 35% delle emissioni di gas serra rispetto ai combustibili fossili, e dal 2017 il risparmio di emissioni di gas serra degli impianti esistenti deve essere almeno del 50%, quello dei nuovi impianti di almeno il 60%.
Il compromesso prevede anche che la Commissione sviluppi una metodologia per la misura delle emissioni di gas serra causate da variazioni indirette dell’uso del suolo (come nel caso in cui delle colture a biocombustibili siano cresciute in un’area dove in precedenza si producevano prodotti alimentari, e questa produzione alimentare sia in seguito stata spostata in un’altra zona dove prima non vi erano colture, come per es., in un’area coperta da foreste).
(Fonte Focal Point Ipcc Italia)