Probabilmente uno dei problemi nei quali ci troviamo immersi nasce proprio da lì: dall’idea che quelle due parole, pur unite per la testa, tendano comunque a scappare in direzioni diverse non appena qualcuno provi a renderle altrettanto vicine in coda.
Da ciò, l’idea che l’ecologia abbia degli altissimi costi, che le scelte ecologiche abbiano un prezzo salato, che la filosofia ecologista si porti appresso un bagaglio di ripercussioni economiche che non sono alla portata di tutti. Esse sembrano non essere un peso per ogni spalla e per ogni tempo.
Essere ecologisti si può (si potrebbe), ma a patto di saper aspettare il momento giusto, la congiuntura giusta, l’economia giusta. Perché altrimenti il passo diventa troppo lungo, la battaglia controproducente e l’economia (sempre lei, giacché le priorità sono priorità) va in sofferenza: figurarsi quando le sofferenze dell’economia ci sono a prescindere, senza nemmeno che sia il peso dell’ecologia a creare sudori ed affanni.
In realtà le cose non sembrano stare così. E di questo sarebbe bene che anche gli ecologisti si rendessero conto sino in fondo, altrimenti le conseguenze non possono che essere disastrose e le scelte sempre obbligate. L’ecologia o, meglio, lo sviluppo ecologicamente sostenibile del nostro mondo, non è necessariamente gravata da costi superiori a quelli che siamo abituati a conteggiare e sopportare, senza controllarli, discuterli, criticarli.