L’esperimento di Iwamura

540
Tempo di lettura: 2 minuti

( Coordinatore del centro studi di biometeorologia di Roma www.cifa-icef.org )

Paradossalmente nel Rapporto che i sostenitori della Fusione fredda hanno sottoposto al Doe, non viene menzionato uno degli esperimenti più riusciti e teoricamente riproducibili che è al centro di forti interessi scientifici ed industriali e che poi, come si può leggere nei contributi documentati, è stato riconosciuto tra le più importanti scoperte del Giappone nel 2004. In una nota preparata di recente a proposito dell’esperimento di Iwamura si scriveva: «Una ricaduta industriale e sociale più vicina sembra emergere dai risultati (osservati sporadicamente nei laboratori di Pirelli Labs e strutturati in un lungo ed impegnativo set sperimentale nei laboratori della Mitsubishi) di reazioni nucleari a bassa temperatura che rendono possibile nel breve-medio periodo una migliore gestione del problema-dramma (come ha insegnato Scanzano Ionico) delle scorie radioattive».

Nella figura viene riportato il risultato di questa analisi per due delle prove effettuate (altre 4 prove hanno dato risultati simili). Si può notare che il numero di nuclei di cesio (Cs) diminuisce nel tempo, mentre compaiono nuclei di praseodimio (Pr) prima inesistenti, che aumentano di numero nel tempo. Sono stati fatti convincenti controlli. Nello stesso articolo viene presentato un risultato simile per i nuclei di stronzio (Sr) e molibdeno (Mo).

Si può notare come, per due diversi esperimenti, allo scorrere del tempo, in un esperimento della durata complessiva di 120 ore, la presenza di atomi di cesio diminuisca, mentre, partendo da zero, vada aumentando la presenza di atomi di praseodimio. Nell’inserto a sinistra è riportato uno schema del campione.

Sembra di poter concludere che la fusione tra due deutoni sia solo una delle tante possibili reazioni nucleari che vengono favorite dal fatto di aver luogo all’interno della materia condensata. Nel momento attuale, con la consapevolezza dei danni crescenti dell’effetto serra e dell’inquinamento atmosferico, e del riemergere del problema radioattivo, è pensabile che il mondo scientifico e industriale trovino in questi risultati motivi per un nuovo e adeguato impegno per nuove ricerche sulla materia e per lo sviluppo di nuove fonti di energia a basso impatto ambientale.