L’Italia in ritardo ma non sfigura

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«Molte utilities in parte per far fronte ad obblighi previsti dalle normative nazionali e in parte per diversificare la propria produzione, considerano ormai di importanza strategica il comparto delle rinnovabili e stanno incrementando notevolmente gli investimenti nell’energia verde, aumentando la quota di rinnovabili nel proprio portafoglio». Lo ha dichiarato Gianni Silvestrini, Direttore Scientifico di Kyoto Club, al convegno «Kyoto, transizione energetica, rinnovabili. La grandi aziende energetiche verso Copenaghen e gli obiettivi 2020».
In questo senso i dati sono confortanti: nel 2008 in Europa l’eolico, in termini di nuova potenza istallata, è al primo posto con il 35%, medaglia d’argento al gas (29%) e di bronzo al fotovoltaico (19%). Ma quello che realmente stupisce è il dato complessivo del periodo 2000-2008, che, considerate le variazioni nette della potenza elettrica installata in Europa, vede l’eolico attestarsi al secondo posto (45%), dopo il gas (68%) e prima del fotovoltaico (7%). Mentre il nucleare, a carbone e a olio) ha registrato un saldo negativo.
Dal punto di vista internazionale «il recente World Energy Outlook 2008 ? ha dichiarato Paolo Frankl, responsabile dell’Unità Energia Rinnovabile della Iea (International Energy Agency) ? ha prodotto un risultato nuovo per l’agenzia che porta ad identificare un obiettivo che condurrà ad una vera e propria rivoluzione, orientata a ?decarbonizzare? il mix energetico del settore elettrico, con un 50% al 2050 rappresentato da fonti rinnovabili».
Il progetto, fortemente ambizioso, prevede in Europa investimenti diretti pari a 350 miliardi di euro per la produzione elettrica verde nei prossimi 12 anni e 150 miliardi di euro per il potenziamento delle rete elettrica, a cui andranno aggiunti quelli per le rinnovabili termiche e per il comparto dei biocombustibili. È evidente come, in queste considerazioni, debbano essere comprese anche le politiche energetica della Cina e degli Usa, che rispettivamente prevedono di arrivare al 2020 con la copertura del 15% dei consumi energetici da parte delle rinnovabili e di raddoppiare l’energia verde nell’arco di 3 anni.
Ma come si presenta la situazione per l’Italia?
Per «contraddistinguersi» l’Italia è partita in ritardo rispetto agli altri Paesi, ma sta rapidamente recuperando. «Con 1010 MW eolici, 200 MW fotovoltaici, 400.000 mq di solare termico installati nel solo 2008 ? ha spiegato Gianni Silvestrini ? il nostro Paese si posiziona ai primi posti d’Europa e del mondo, la cui realizzazione ha comportato rispettivamente investimenti pari a 1,8 miliardi di euro, 1,2 miliardi di euro e 0,4 miliardi di euro. A questi devono essere aggiunti quelli relativi alle biomasse, ai biocarburanti, alla geotermia a bassa ed alta entalpia e al mini idroelettrico. Cifre importanti queste, che vedono impegnate ormai migliaia di aziende». Per centrare gli obiettivi europei al 2020 (17% dei consumi finali di energia) all’Italia servirà una partecipazione attiva del comparto energetico, con una chiara identificazione dei ruoli ricoperti dai singoli attori e, ancora più, un’attenzione maggiore e mirata da parte delle istituzioni e delle imprese, con la conseguente definizione di una nuova politica energetica che faccia delle rinnovabili il motore per avviare questa rivoluzione, se lo


scopo ultimo è il contenimento del riscaldamento globale.