L’Italia si attesta su un misero 2,5%, pur disponendo di un elevato potenziale; secondo Sanzio Baldini, presidente di Itabia (Italian Biomass Association), ciò sarebbe dovuto alla carenza di incentivi per le spese di impianto e manutenzione, in particolare per quanto concerne le aziende agricole che dovrebbero adeguare il proprio parco macchine. Itabia propone di coltivare piante a rapida crescita da destinare alla produzione di bioenergia su almeno 500.000 ettari di terreni attualmente incolti, ponendosi l’obiettivo di contribuire al fabbisogno energetico nazionale nella misura di 2 milioni di Tep. Nel corso della seconda Conferenza mondiale sulle bioenergie dello scorso maggio, le Regioni hanno chiesto una svolta decisiva al Governo; in particolare, si è sottolineato come le accise gravanti su etanolo e biodiesel rallentino il decollo di un settore che, altrimenti, godrebbe di buone prospettive. Ad esempio, già dal 1999 è attivo il Programma Nazionale Biocombustibili, con varie iniziative a livello regionale per sensibilizzare e creare sinergie tra gli agricoltori, gli imprenditori e le amministrazioni pubbliche. Al suo interno si colloca inoltre l’interessante progetto «Filiere biocombustibili dal girasole», per il quale è stato firmato un protocollo di intesa tra la Regione Marche e l’Università ed il cui oggetto di studio è la produzione di biodiesel per impianti di riscaldamento e di olio grezzo per motori diesel (sia per generare energia elettrica, sia per alimentare trattori agricoli e caldaie aziendali). Altra regione in controtendenza è la Toscana, dove negli anni 2002 e 2003 sono stati stanziati 1.640.000 euro per la realizzazione di numerosi impianti, tra cui nove per la climatizzazione delle serre, una quarantina per il riscaldamento domestico ed altrettanti per sfruttare gli scarti di lavorazione del legno.
Nel complesso, per ogni anno si sono prodotti 27 MW di potenza termica, il che si traduce in un risparmio di circa 3.600 Tep e nel conseguente abbattimento di 11mila chilogrammi di anidride carbonica.
M. V.