Per il settore turistico viene in aiuto la Carta europea per il turismo sostenibile, un insieme di principi e di indicazioni metodologiche messe a punto per aiutare le aree protette a sviluppare nel proprio territorio un turismo compatibile con la tutela delle risorse ambientali.
La Carta, infatti, mette al centro dello sviluppo locale e dell’economia del turismo, proprio la tutela dei beni ambientali. Non più, quindi, antitesi e contrapposizione, ma conservazione delle risorse come motivazione stessa dello sviluppo economico.
La Carta, nella sua esposizione, si rifà in particolare alla tutela della Natura, quindi della biodiversità di specie ed habitat, ma il concetto di risorse ambientali può essere esteso alle altre risorse locali in termini di beni storici e archeologici, ma anche di beni «immateriali» come le tradizioni, la cultura, i prodotti tipici ecc.
La Carta europea per il turismo sostenibile (Cets) è, in qualche modo, la «traduzione» della Carta mondiale per il turismo sostenibile sottoscritta nel 1995 a Lanzarote (Canarie) per applicarla alle aree protette ed è gestita da [URL=www.europarc.it]Europarc, la Federazione europea dei parchi.
La Cets è uno dei tanti strumenti volontari per la sostenibilità, che riveste un notevole interesse in quanto sinergica e complementare con i processi di Agenda 21 locale, i sistemi di gestione ambientale (Iso 14001, Emas), l’Ecolabel e altri.
La Cets sollecita coloro che operano nelle aree protette, gli enti gestori, ma anche direttamente gli operatori turistici o le agenzie di viaggio, a creare una rete tra soggetti pubblici e privati e stabilire, tutti insieme, una strategia comune per il turismo sostenibile nonché un piano di azioni, almeno quinquennale, in cui ogni soggetto che partecipa individua le azioni che può svolgere per contribuire al successo della strategia comune.
Non importa chi promuove l’avvio del percorso, possono essere gli enti pubblici, come gli enti gestori del parco, ma anche i privati che vogliono fare della qualità del proprio territorio il biglietto di visita per innescare nuovi flussi economici.
La Cets riveste un certo interesse per la sua «elasticità», unita a chiari riferimenti procedurali. Rispetto ad una Agenda 21 locale la Cets è più definita e focalizzata, ma ha in comune, come elemento forte, la presenza di un Forum delle parti interessate. Rispetto al sistema di gestione ambientale la Cets è meno «formale» e «rigida», anche se alcuni elementi del sistema le sarebbero molto utili per meglio definire alcuni passaggi, quali la valutazione delle priorità di intervento, la revisione e la valutazione dei risultati, il monitoraggio degli effetti sull’ambiente delle iniziative intraprese.
Come negli altri strumenti volontari, il punto di partenza del percorso è una conoscenza approfondita del fenomeno turismo e delle sue relazioni con la qualità e lo stato di tutela dei beni ambientali all’origine del turismo stesso.
Il Rapporto diagnostico della Carta, così come il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente dell’Agenda 21 locale e l’Analisi ambientale dell’Iso 14001/Emas deve, quindi, mettere in luce sia l’attuale stato di conservazione dei beni ambientali sia le relazioni che tali beni hanno con le pressioni antropiche, con particolare
riguardo al turismo. Le attività legate al turismo, infatti, non sono le uniche presenti in un territorio e le influenze che esse esercitano si sommano a quelle delle altre attività provocando un cumulo di pressioni su determinati comparti ambientali col rischio di superarne la «capacità di carico» e provocare impatti negativi.
Una conoscenza delle risorse naturali e delle loro esigenze, della biodiversità e del suo stato di conservazione, quindi, è importante, per individuare sia eventuali problematiche, sia le opportunità per il mercato turistico.
Per fare un esempio, la presenza di un nido di aquila reale e il conoscere l’etologia e l’ecologia della specie serve, da una parte, per capire quali misure gestionali sono da intraprendere per evitare che la presenza di turisti in luoghi o momenti sbagliati possa mettere a rischio la riproduzione della coppia, dall’altra per utilizzare questa peculiarità come opportunità di richiamo turistico attraverso una adeguata gestione che permetta ai visitatori di osservare l’animale in tutta sicurezza (per l’aquila).
Per una facile gestione della domanda e offerta e per poter monitorare in maniera adeguata il successo dell’applicazione della Carta è molto importante esprimere i dati attraverso degli indicatori, cioè dei dati numerici, quantificabili, che possano essere monitorati nel tempo.
Questa è un’abitudine, purtroppo, molto poco praticata, invece utilissima per poter capire, ma anche documentare, se il tempo e i fondi spesi per cercare di tutelare la qualità dell’ambiente e promuovere/migliorare le attività economiche abbia o meno avuto successo.
Non sempre è semplice acquisire tutti i dati necessari per valutare gli indicatori e ancora oggi troppo spesso sia nell’ambito della Cets, sia di altri strumenti volontari, i dati sulla qualità delle risorse ambientali e, soprattutto, sulle relazioni tra qualità e origine delle pressioni, sono carenti.
Ai primi di giugno al Parco delle Alpi Marittime, che è stato uno dei primi ad applicare la Carta europea per il turismo sostenibile in Italia (insieme al Parco dei Monti Sibillini), si terrà il convegno annuale di Europarc a cui parteciperanno le aree protette europee che hanno intrapreso, o stanno avviando il percorso verso la sostenibilità del turismo con l’aiuto di questo strumento. Sarà un momento di confronto e analisi e sicuramente saranno ulteriormente approfonditi gli aspetti metodologici che permettano di non concentrarsi troppo solo sul fenomeno turistico e di esplicitare in maniera adeguata le relazioni tra turismo e qualità ambientale.
Certo è che la Cets è l?unico strumento volontario che sostiene esplicitamente l’importanza della conservazione della biodiversità e di tutte le altre risorse ambientali presenti nelle aree protette come elemento di riferimento per stabilire una politica economica basata sul turismo.