La Cina è vicina

314
Tempo di lettura: 3 minuti

Sono un ecologo, ma ora mi diverto a fare l’economista. Perché i cinesi ci stanno strozzando economicamente? La mia interpretazione è questa: i grandi industriali (e anche quelli piccoli) si son detti: ma chi me lo fa fare di produrre in Europa dove la manodopera è sindacalizzata e costa tanto? Chiudo le fabbriche in Italia e le metto in un bel paese che non dia problemi, tipo la Cina. Pago gli operai con paghe da fame, produco le stesse cose, e sono a posto. Un momento! Ma se il costo della manodopera è ridicolmente basso, dovrebbe abbassarsi anche il prezzo di quel che ci viene venduto, no? E invece no, il prezzo rimane uguale, anzi aumenta. In più, a forza di chiudere fabbriche da noi, chi si può permettere di comprare quei beni ai prezzi esorbitanti che ci vengono proposti? I cinesi non sono mica scemi, han visto che vendiamo a cento quel che paghiamo loro cinque, e si son messi a produrre quel che già producono. Non per conto nostro, ma per conto proprio. E poi vengono da noi a vendercelo a dieci invece che a cento, guadagnando il doppio di quel che han speso.
Ci dicono che rovinano la nostra economia. Per me l’hanno rovinata quelli che han chiuso le fabbriche da noi per aprirle fuori, senza far diminuire i prezzi. È la «loro» economia che è rovinata, ma loro hanno già rovinato la «mia» economia chiudendo la fabbrica dove lavoravo. Con quel che guadagno posso permettermi a malapena quel che producono i cinesi e che ci vendono a prezzi cinesi. Mi devo sentire in colpa perché compro merce prodotta in Cina a cui viene poi messa un’etichetta italiana? Chi è che ha rovinato il Made in Italy? I cinesi? Ma andiamo!
I cinesi comunque han poco da stare allegri. Noi invidiamo la crescita tumultuosa del loro Pil, ma tutto va bene solo perché si guarda l’economia e non si guarda l’ecologia. Cresce il Pil ma aumenta in modo spaventoso l’inquinamento e la distruzione degli habitat. Cresce il benessere della nostra specie e diminuisce il benessere del luogo dove la nostra specie vive. Barattiamo un benessere immediato con un malessere che sta ormai già arrivando. Crollano i sistemi ambientali, crollano i sistemi economici.
Il mondo globalizzato rende più difficile il crollo immediato del sistema che abbiamo messo su, ma la curva, lo dobbiamo ricordare ancora, non può continuare a salire. Sto parlando della curva dell’economia. E la curva dell’ecologia non può continuare a scendere.
L’ho già detto e scritto troppe volte, ma mi vedo costretto a ricordarlo ancora. Le specie di maggior successo consumano, proprio per il loro successo, le risorse che le sostengono e prima o poi crollano perché non hanno più di che vivere. Noi, in passato, quando succedeva una cosa del genere ci spostavamo, facevamo guerre ai vicini per prendere le loro risorse, oppure le nostre popolazioni si estinguevano. Stiamo continuando a fare guerre ai vicini per prenderci le loro risorse (siamo


in Iraq per questo motivo, non crederete mica alla favoletta delle armi di distruzione di massa, no?) ma ormai resta più poco da rubare ai più deboli. L’economia è così forte rispetto all’ecologia che ora preferiamo coltivare i campi per fare carburante piuttosto che per produrre cibo. Il carburante costa più del cibo, e quindi conviene. Oppure vi vendiamo il cibo al prezzo del carburante, se proprio volete mangiare, ma se siete dei pezzenti… peggio per voi, dovete morire!
Lo so, il quadretto che ho dipinto non è dei migliori, anzi è proprio il peggiore che si potesse dipingere. La nave sta affondando, ci sono belle falle sia nell’ecologia (gli uragani, l’acidificazione degli oceani, la distruzione degli habitat, il riscaldamento globale) sia nell’economia (le truffe, i fallimenti, le bolle speculative e finanziarie) ma noi continuiamo a ballare al suono di un’orchestra che ci dice che tutto andrà bene. Chi dice il contrario è un disfattista, allarmista, pessimista. Non possiamo dire comunista, perché i paesi comunisti hanno perpetrato disastri ecologici ed economici senza precedenti nella storia, ignorando allegramente ogni dubbio sulla necessità di salvaguardare l’ambiente. Al comunismo reale dell’ambiente non importa nulla, in questo è proprio uguale al capitalismo.