La malattia che distrugge i conigli

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Endemica e benigna nelle Americhe è esplosa e si è diffusa come malattia di estrema gravità dapprima in Australia, poi in Francia e quindi in Europa

La Mixomatosi è una malattia virale che colpisce in particolare il coniglio e più di rado la lepre. È caratterizzata da gravi fenomeni di ordine generale e dalla comparsa di lesioni cutanee tipiche, i Mixomi. Ha andamento acuto o subacuto ed esito frequentemente letale.

La diffusione

Confinata per lunghi anni in Nord, Centro e Sud America come infezione endemica a carattere benigno, la Mixomatosi è esplosa e si è diffusa come malattia di estrema gravità dapprima in Australia, poi in Francia e quindi in Europa. La malattia non è frequente nella lepre, anche se può colpirla in forma violenta e mortale. A questo Leporipoxvirus risultano completamente refrattari tutti gli altri animali, sia domestici sia da laboratorio.

Il contagio

Le fonti di contagio più pericolose sono rappresentate dalle secrezioni nasali e congiuntivali dei conigli infetti. Urine e feci, invece, sono prive di potere infettante. Anche zanzare e pulci possono trasmettere l’infezione ai conigli sani. Mentre le volpi ed i volatili che si nutrono di carcasse di conigli, anche selvatici, come storni, gazze e cornacchie, possono contribuire alla propagazione del virus nell’ambiente.
Una volta penetrato nell’ospite, il virus si replica, raggiungendo sangue e linfonodi, per poi diffondersi in tutto il corpo dell’animale.

I sintomi

La durata del periodo di incubazione dipende dallo stato immunitario del coniglio e dalla virulenza dell’agente infettante ma, in media, è di circa 4 giorni. Gli animali si trovano in uno stato febbrile, hanno le palpebre accollate, ricercano l’ombra perché fotofobici, sono anoressici e presentano disturbi respiratori. Il tutto viene poi aggravato da una congiuntivite sierosa e mucopurulenta, da una forte rinite e, infine, dai Mixomi. Queste tipiche tumefazioni rossastre possono essere solide o rigonfie, si accrescono molto rapidamente e si localizzano sulle labbra, sulle narici, sulla fronte e sulla regione anogenitale.
La morte sopravviene, in fase di profonda prostrazione, dopo 9-10 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi.
Non esiste alcun trattamento capace di influenzare positivamente il decorso della malattia.

Diagnosi

I sintomi sono così caratteristici da consentire un’agevole diagnosi clinica.
In laboratorio, si può cercare di isolare il virus da materiale patologico prelevato da soggetti deceduti o dalle secrezioni oculari di animali infetti allo stato iniziale. Sono applicabili anche diversi esami sierologici ma, nella realtà, trovano scarsa utilizzazione.

Cosa si può fare

L’applicazione di appropriate e rigorose norme igienico-sanitarie è basilare sia per il controllo dei focolai sia per la protezione degli allevamenti cunicoli indenni. Negli allevamenti infetti può essere conveniente eliminare tutti gli animali e poi procedere alla distruzione delle loro carcasse.
Per quanto riguarda i vaccini, invece, attualmente in Italia sono in uso quelli che si possono inoculare per via intradermica. Sono, però, poco efficienti: la durata dell’immunità è molto breve, per cui si consiglia di ripetere l’intervento dopo 6 mesi.