Nel confronto tra i dati degli anni 90 ed il 2007 nel tratto Civitavecchia-Golfo Aranci è risultata aumentata la frequenza di avvistamento (animali avvistati per ore di osservazione) di circa il 75% per la balenottera e del 30% per la stenella.
Per i risultati finali del 2008 bisognerà aspettare l’autunno, ma i primi dati evidenziano una forte presenza di balenottere nel Tirreno, molte delle quali con il piccolo. Numerosi i branchi di stenella (un piccolo delfino di un paio di metri) soprattutto nella metà sarda della tratta Olbia-Civitavecchia. Uno dei primi risultati del 2008 è la conferma della presenza nel Tirreno centro-settentrionale di un corridoio marino, già rilevato negli studi degli anni precedenti. Gruppi di balenottere, molte delle quali con i loro piccoli, sono stati avvistati, infatti, tra le Isole di Capraia e Gorgonia ed in un tratto di 20 miglia ad est delle coste della Sardegna nel periodo maggio-giugno 2008, confermando il trend di migrazione delle balenottere tra il Santuario dei cetacei e il Canale di Sicilia. Benché sia ormai stabilito che la balenottera è una specie presente nel Mediterraneo, le informazioni sul numero di animali presenti, sulle rotte e le migrazioni sono ancora troppo scarse e frammentate.
Tra le specie più numerose nella zona di Golfo Aranci è stato osservato il delfino costiero o tursiope, l’animale che per la sua resistenza e robustezza più di altri viene ospitato nei delfinari. Attirati probabilmente dall’itticoltura e dai pescherecci, i tursiopi si aggirano numerosi lungo le coste sarde in cerca di cibo e, mossi dalla necessità di procacciarselo, con grande facilità si adattano a nuovi habitat. Anche nelle acque vicino a Civitavecchia sono numerose le presenze di delfini costieri.
Il monitoraggio sistematico del Tirreno e la raccolta di dati sulle specie presenti consentirà finalmente di rispondere a domande ancora aperte: quanti e quali sono i cetacei più presenti nei nostri mari? E in quali periodi dell’anno si muovono da una zona all’altra? Che sia necessario disporre di un archivio organico di dati storici sui cetacei riferito all’Italia lo dimostrano le ricerche degli ultimi venti anni. Altrettanto fondamentale è definire un metodo unico e univoco di raccolta delle informazione così da rendere i dati confrontabili fra loro.
In Italia esiste un puzzle di informazioni su questi animali, ma appare prioritario definire linee guida per la raccolta e il monitoraggio delle specie, così da comprenderne lo stato di salute, i rischi ai quali sono sottoposti e individuare le azioni più idonee alla loro conservazione. Per questo motivo l’Irpa (già Apat e già Icram), in collaborazione con il Conisma e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e del Mare hanno organizzato un workshop Nazionale per la predisposizione di linee guida alla cui stesura partecipano gran parte dei ricercatori e delle organizzazione che in Italia studiano i cetacei.