La crisi finanziaria e morale attuale, risultato di alcune abitudini di produzione e consumo non sostenibili, unita ai problemi che affliggono il mondo (guerre, droga, violazione dei diritti umani, corruzione, distruzione di suoli agricoli, invecchiamento della popolazione, mancanza di infrastrutture educative, sociali, mortalità infantile, carestie, cambiamenti climatici ecc.) pongono grandi sfide ai governi centrali e regionali con obiettivi a breve medio e lungo termine (1, 2, 5, 10, 15, 20, 30, 50, 100 anni e oltre).
Un modo per affrontare la crisi finanziaria e morale attuale potrebbe essere l’aumento del cooperativismo, dei suoi principi, dei suoi valori e la sua espansione verso nuove attività manageriali o «modelli alternativi di gestione»? come per esempio le cooperative associate al campo della protezione ambientale «cooperative ecologiche»? per offrire «servizi multipli ambientali e artigianali».
Secondo l’autore la Cooperativa ecologica si delinea come il «modello ecologico manageriale del secolo XXI ed oltre». Queste cooperative sarebbero concepite come un’Organizzazione principalmente artigianale, altruista, naturalista e possibilista da cui derivano i principi e valori universali del cooperativismo nella linea filosofica degli accordi volontari, antecedenti e futuri alla «Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo» (Cnumad), che ebbe luogo dal 3 al 14 giugno 1992 a Rio de Janeiro, meglio conosciuta come «Summit della Terra», specificamente, il Programma 21 (valore morale), l’«Agenda 21 Locale» e «Agenda 21 scolare».
La «Cooperativa ecologica», indica un’associazione ecologica ed autonoma di persone unite per soddisfare le proprie necessità primarie e le proprie aspirazioni, in comune (autogestione); l’idea è che attraverso un’impresa ecologica di proprietà della famiglia e di amministrazione democratica, ogni persona, sia il suo «proprio leader» con atteggiamenti ed attitudini «corresponsabili e proattive» per agire come «risolutorie» di processi educativi e cooperativi (senza la burocrazia); tendenti al conseguimento di «giustizia ambientale», mediante l’armonizzazione delle politiche economiche, sociali, ambientali e culturali di un paese.
Perciò, la «cooperativa ecologica», coopera direttamente con l’incremento della qualità della vita e la qualità ambientale degli esseri umani, degli ecosistemi, degli habitat urbani e rurali fornendo «servizi multipli ambientali e artigianali» alla collettività su scala prima locale e poi regionale, nazionale e internazionale.
Le «cooperative ecologiche», sarebbero poi le organizzazioni ideali per sviluppare la pianificazione ambientale su scala umana e «la Cultura di una Istruzione per la sostenibilità dall’Età infantile (da 0 a 6 anni) all’Adolescenza».
Per rendere operativo questo modello di gestione alternativa ecologica e manageriale si dovrà progettare una «ecostruttura» che riunisca l’essenza del cooperativismo e le norme internazionali di protezione ambientale puntando sui seguenti punti: a) Intrasettoriali (cioè la propria organizzazione); b) Settoriali; c) Multisettoriali; d) Pluridimensionali. Con l’obiettivo fondamentale di promuovere la cooperazione decentralizzata come filosofia di vita, fra i tre livelli di governo: centrale, regionale (metropolitano) e locale congiuntamente ai «Gruppi principali», attraverso l’interscambio delle esperienze o «le migliori pratiche» a livello mondiale.