Il vettore trasmettitore è un insetto, il Phlebotomus perniciosus, all’interno del quale i protozoi si moltiplicano, trasformandosi in organismi infettivi
Sempre più spesso si sente parlare di Leishmania: mega-cartelloni ce la illustrano sulle pareti degli ambulatori veterinari ed anche i proprietari di cani sembrano essere a conoscenza dell’esistenza di questa zoonosi. Ma cos’è una zoonosi? Come si sviluppa una leishmaniosi? E, soprattutto, in cosa consiste la sua grande pericolosità?
I protozoi del genere Leishmania sono parassiti unicellulari ed intracellulari di alcune cellule costituenti l’apparato immunitario del cane, dell’uomo e di numerosi animali selvatici (canidi e roditori). Sulla base di criteri classificativi usati in medicina umana, la leishmaniosi si presenta in tre forme cliniche: viscerale (nell’uomo nota come «Kala-azar»), cutanea e mucocutanea. Per quanto riguarda il cane, anche se il quadro clinico caratteristico ha portato nel passato a separare una forma cutanea da una forma viscerale, oggi entrambe sono considerate forme evolutive della medesima malattia, indicata col nome di Leishmaniosi Canina Generalizzata (Generalized canine leishmaniosis).
Il vettore trasmettitore è un insetto, il Phlebotomus perniciosus, all’interno del quale i protozoi si moltiplicano, trasformandosi in organismi infettivi. La leishmaniosi è una zoonosi molto importante, cioè una patologia parassitaria (parassitosi) che può essere trasmessa dagli animali all’uomo, ma non viceversa. Questa diventa un’affermazione importante se pensiamo al coinvolgimento che ne deriva con la sfera della sanità pubblica: significa che una zoonosi non è solo una «malattia» degna dell’attenzione di un veterinario, bensì un fenomeno che interessa anche la medicina umana e soprattutto le istituzioni che, a livello nazionale, si occupano della tutela e della profilassi della salute pubblica.
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