L’energia dagli scarti verdi

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scarti verdi cippato
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Se si giungesse a sostituire il 20% del carbone con biomasse, le emanazioni di anidride solforosa ed anidride carbonica risulterebbero drasticamente ridotte, così da porre un freno al fenomeno sia delle piogge acide sia dell’effetto serra

Il petrolio è alle stelle, la crisi irachena fa il resto, l’inquinamento aumenta e le energie rinnovabili sembrano avvolte in un incantesimo infinito di inazione. È questo il senso della nostra iniziativa di proporre una carrellata aggiornata delle varie opzione. Ora siamo alle biomasse.
La biomassa utilizzabile ai fini energetici comprende tutti i materiali organici di origine naturale tranne il petrolio e il carbone, detti «Biocombustibili» proprio per distinguerli dalle fonti tradizionali. Essi vengono semplicemente raccolti oppure trasformati, ma non manipolati chimicamente; gli attuali sistemi garantiscono un ottimo rendimento, elevata affidabilità ed emissioni ridotte, grazie a tecnologie avanzate quali sonde lambda, cicloni delle polveri e filtri elettrostatici. Dagli scarti dell’industria di lavorazione del legno si ricavano combustibili diretti quali il cippato, i pellets e le briquettes, ossia tronchetti di segatura pressata a caldo in modo da evitare l’impiego di collanti. Inoltre, vengono sfruttati i residui forestali, mercatali e delle aziende zootecniche, le eccedenze agricole ed i rifiuti solidi urbani, con il valore aggiunto di un loro contemporaneo smaltimento.
E c’è ancora una gamma vastissima di altre possibilità…

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Maura Vendemia