Per arrestare la crescita e trasformarla in decrescita basta ridurre la domanda di merci. Poiché nessuno può obbligare qualcuno a comprare qualcosa, i consumatori hanno nelle loro mani un’arma molto potente, soprattutto in considerazione del fatto che nei paesi industrializzati la crescita dei consumi è ormai sostenuta dall’inutile.
Per superare questa difficoltà oggettiva, i costi della pubblicità sono una quota sempre più rilevante dei costi di produzione totali. Inoltre si inoculano nel tessuto sociale dosi massicce di idiozia rivestendo di una presunta valenza etica l’atto dell’acquistare, indipendentemente da ciò che si acquista. Buy something, dicono i pubblicitari. Comprate qualcosa. Non importa cosa. All’attuale livello di crescita non si lavora più per produrre qualcosa che serva, ma si deve comprare qualcosa che non serve per poter continuare a produrre.
Socrate andava di tanto in tanto al mercato per vedere quanto fosse grande il numero delle cose di cui non aveva bisogno. Nel paradigma culturale della decrescita la sobrietà è uno dei valori fondanti, che non a caso il paradigma culturale della crescita ha ridicolizzato, derubricandola a taccagneria. Ma la sua valenza positiva rischia di rimanere appannata se viene confusa con l’ascetismo o con un atteggiamento di rinuncia motivata da più nobili e alti motivi: per non esaurire le risorse, per ridurre l’inquinamento, per non sottrarre il necessario ai poveri, per valorizzare la dimensione spirituale dell’uomo, per sostituire le merci ad uso individuale con merci ad uso collettivo.
La sobrietà non è rinuncia, ma una scelta di vita che fa stare meglio non solo chi la pratica, ma la specie umana nel suo insieme. Chi confonde il benessere col tantoavere accumula soltanto frustrazioni e insoddisfazioni. Non vive bene. Nella società che ha raggiunto i massimi livelli del consumismo materialista, gli Stati Uniti, metà della popolazione fa uso sistematicamente di psicofarmaci. A chi invece si limita a utilizzare con sobrietà quanto serve per vivere senza restrizioni né sprechi, rimane il tempo per dedicarsi alle sue esigenze spirituali.
La sobrietà non è solo uno stile di vita, ma anche una guida per orientare la ricerca scientifica e le innovazioni tecnologiche a ottenere di più con meno. La costruzione di edifici in grado di assicurare il benessere col minimo consumo di risorse, la progettazione di oggetti fatti per durare nel tempo, la riparazione invece della sostituzione, il riciclaggio e la riutilizzazione delle materie prime di cui sono fatti.
Sebbene l’adozione di uno stile di vita basato sulla sobrietà abbia una valenza politica intrinseca, tuttavia non esime da un impegno politico finalizzato a orientare le scelte pubbliche in base allo stesso criterio. I cittadini consapevoli della necessità di ridurre i rifiuti per ragioni etico-ambientali, non possono non impegnarsi politicamente affinché le pubbliche amministrazioni prendano le decisioni necessarie a realizzare un’efficace sistema di raccolta differenziata, riuso e riciclaggio. Ma le scelte delle pubbliche amministrazioni ispirate a criteri di sobrietà non possono ottenere risultati significativi senza la partecipazione consapevole dei cittadini. I cittadini che decidono di usare i mezzi pubblici per ridurre
l’inquinamento da traffico non possono non impegnarsi politicamente per indurre le pubbliche amministrazioni a porre limitazioni alla circolazione automobilistica e potenziare le reti di trasporto collettivo. La sobrietà può essere perseguita come scelta di benessere individuale, ma se si traduce in proposte e scelte politiche, i suoi benefici diventano maggiori.