Questa situazione deriva dalla compartimentalizzazione dei saperi, con gli ecologi che fanno gli ecologi, e gli economisti che fanno gli economisti. Per migliorare le cose, invece, c’è bisogno di collaborazione tra le discipline, in modo da trovare risposte non banali a domande non banali. In modo da diagnosticare i mali (e questo spesso lo fa l’ecologia) e da pianificare terapie (magari a suon di economia).
Pianificare è una parola dal suono sinistro, per gli economisti. Gli stati comunisti, in cui si è cercato di pianificare l’economia, sono falliti, il sistema non ha funzionato. Ma ora stiamo assistendo al crollo dell’altro sistema, di quello deregolato. I beni primari, quelli prodotti dai contadini, vengono pagati una miseria, e la ricchezza si costruisce su giri tortuosi di danaro che, artificialmente, aumentano il prezzo di quel che consumiamo. La legge della domanda e dell’offerta è una favoletta per bambini. Se un prodotto necessario (ad esempio un microscopio) viene comprato da pochi, il prezzo è alto perché non lo vuole nessuno. Mentre se il prodotto viene comprato da tanti, allora il prezzo è alto perché lo vogliono tutti. Ci sono eccezioni, lo so, ad esempio i computer, ma sono eccezioni. Le cose costano molto di più di quel che valgono, e il loro prezzo è dovuto spesso più a speculazioni che al loro valore.