Un cane per… guarire

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L?uomo al solo contatto con l?animale si rilassa: la sua potenziale aggressività o rabbia si riduce, la pressione sanguigna diminuisce e così pure la liberazione degli ormoni dello stress, i corticosteroidi

La «Pet-Therapy» nacque verso la metà degli anni 50 per opera di uno psichiatra infantile anglosassone di nome Levinson. Egli fu il primo a comprendere i benefici del rapporto che può instaurarsi tra un uomo ed un animale e coniò questo neologismo, con cui tutt’oggi indichiamo quel complesso di ricerche ed attività, che vedono l’utilizzo di un animale1 appositamente addestrato nella terapia di alcune gravi patologie umane. La Pet-Therapy si basa sull’interazione fra uomo ed animale, sfruttando le emozioni che scaturiscono da tale relazione. L’uomo, infatti, al solo contatto con l’animale si rilassa: la sua potenziale aggressività o rabbia si riduce, la pressione sanguigna diminuisce e così pure la liberazione degli ormoni dello stress, i corticosteroidi.
Per tutti questi motivi, tale terapia può essere impiegata nel trattamento delle patologie cardiocircolatorie e dell’ipertensione, ma anche e soprattutto nella cura di alcuni gravi disturbi nervosi, come l’autismo, l’epilessia, gli stati d’ansia, la depressione e le turbe comunicative. Ma non è tutto. È stato visto, infatti, che la presenza di un animale migliora la vita di qualsiasi persona e, in particolare, ne aumenta il grado di «Facilizzazione Sociale». Un esempio? Proviamo a pensare ad un ipotetico padrone che porta al parco il proprio cane. Se fosse andato a passeggiare da solo, probabilmente non avrebbe avuto le stesse opportunità di iniziare a parlare con qualcuno.
È per questo che spesso gli animali vengono definiti dagli etologi come dei «Catalizzatori Sociali», cioè come degli esseri che facilitano la comunicazione e gli scambi anche fra noi uomini. Inoltre, i cani e gli animali in generale possono rappresentare uno stimolo di crescita anche per i bambini, che imparano a prendersi cura di un altro essere vivente, responsabilizzandosi. Anche il momento del gioco con un animale è molto costruttivo: stimola in entrambi le capacità di apprendimento e, quasi sempre, ci regala un sorriso.
Nel caso dei bambini autisti, poi, è riportato un sempre più frequente tasso di miglioramento nella loro comunicazione, che inizia con il cane per spostarsi anche al mondo degli uomini; nella cura dell’epilessia, invece, il cane ha notevole importanza per la sua capacità di avvertire prima del padrone l’imminente arrivo di una crisi epilettica. Ciò sembra sia dovuto alle ingenti facoltà dell’olfatto del cane, in grado di rilevare l’odore dell’adrenalina, che sempre in grande quantità si libera durante una crisi epilettica, o alle sue possibilità di avvertire gli impulsi nervosi eccitatori di tali crisi.
Purtroppo, però, come in tutte le attività, anche nella Pet-Therapy vanno valutati i costi, i tempi di attuazione e le strutture disponibili. Sono necessarie équipe assai cospicue, perché composte da medici, psichiatri, psicologi e veterinari. In particolare, questi ultimi dovranno indirizzare la scelta dell’animale, la sua corretta selezione ed il suo specifico training, valutandone anche lo stato sanitario, per non incorrere in eventuali zoonosi. Questo soprattutto per i casi in cui la Pet-Therapy è finalizzata al recupero ed al reinserimento sociale dei malati di Aids, in cui la situazione di immunodeficienza faciliterebbe di molto il contagio e la trasmissione all’uomo di eventuali patologie canine.
Comunque, per fare Pet-Therapy, possono essere impiegati numerosi animali, anche perché, normalmente, è il soggetto in cura a scegliere il proprio compagno fra quelli proposti dall’équipe medico-veterinaria. Le razze più rappresentate sono i Pastori Tedeschi ed i Labrador Retriever, questi ultimi impiegati numerosamente anche come cani guida per i non vedenti. Tuttavia, al di là delle razze, è necessario saper selezionare a monte un animale, anche dal punto di vista genetico. Si preferiranno allora soggetti con alte capacità di adattamento, soggetti docili, mansueti ed intelligenti, con personalità equilibrate ed affettuose e – soprattutto – con un temperamento sottomesso.
La sottomissione del cane è importantissima per la riuscita della terapia, perché deve esserci fiducia tra l’animale ed il paziente. La difficoltà sta nel riuscire a far emergere nel cane un comportamento di sottomissione anche in situazioni in cui l’animale non sarebbe naturalmente sottomesso, proprio a causa dell’incapacità del paziente ad assumere le caratteristiche del capo-branco. Bisognerà allora far nascere nel cane una fiducia a priori, smisurata, come succede nei cuccioli. Da notare, però, che queste sono tutte condizioni «infantili» del cane, motivo per cui si può operare anche una selezione genetica in tal senso. D’altro canto, anche alcune caratteristiche morfologiche assai apprezzate dai cinofili, come le orecchie pendenti o le rughe sul muso, sono il frutto di numerosi anni di selezione!
Tuttavia, nel caso della Pet-Therapy, non viene lesa la dignità degli animali, bensì la si esalta, riconoscendo loro quel posto importante, che hanno a pieno titolo, ogni giorno, nella società degli uomini.

1Nel caso di problemi fisici, in genere ci si orienta verso l’utilizzo dei cavalli, animali docili ed intelligenti, che ben si prestano a fare anche della riabilitazione motoria, detta «Ippoterapia» o «Riabilitazione Equestre». A tal fine, in Italia si trova l’Anire (Associazione Nazionale Ippoterapia e Riabilitazione Equestre).
Al contrario della Pet-Therapy con i cani, l’ippoterapia (forse perché più diffusa e studiata) gode anche di alcuni piccoli sgravi fiscali, concessi dal servizio sanitario nazionale.