Un rischio per tutti i mammiferi, uomo compreso

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Il virus può essere trasmesso anche per via orale e aerogena tramite aerosol, quest’ultimo caso è caratteristico degli analisti di laboratorio e degli speleologi

Alla rabbia sono recettivi tutti i mammiferi, uomo compreso, motivo per cui è considerata una zoonosi a denuncia obbligatoria da parte del Regolamento di Polizia Veterinaria.
È una malattia infettiva di origine virale, sostenuta da un germe della famiglia Rabdoviridae, da cui il nome di «Rabbia». Questo virus ha una morfologia cosiddetta a «palla di fucile» ed è molto labile, per cui necessita di una trasmissione diretta. Lo spettro di attività è vasto e relativo alla regione considerata; in Italia si infettano i pipistrelli, le volpi, i procioni, le moffette, i cani ed i gatti, animali responsabili della trasmissione all’uomo.
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Come si contrae

Il virus penetra per contatto diretto attraverso morsi, graffi o ferite con pelle lesa. Ci può essere anche una trasmissione orale ed una aerogena tramite aerosol, ma quest’ultimo caso è caratteristico degli analisti di laboratorio e degli speleologi, che si infettano nelle caverne con urine di pipistrelli malati. L’escrezione del virus da parte dei soggetti infetti è abbondante, per cui i cicli di trasmissione sono molto efficienti. Il periodo di incubazione è lungo (6 mesi) ed è una malattia letale.

I caratteri della malattia

La malattia si manifesta con sintomi nervosi a carattere eccitativo e/o depressivo, spesso associati ad aggressività seguita da paralisi.
Una volta penetrato nell’organismo, il virus si replica nelle cellule muscolari del punto d’ingresso. Poi, tramite le terminazioni nervose, raggiunge il sistema nervoso centrale: si tratta di un virus neurotropo. La risposta immunitaria è tardiva e non fa in tempo a bloccare il passaggio del virus ai nervi, tuttavia, se c’è un sospetto di infezione, si può eseguire una vaccinazione immediata prima che il virus raggiunga i nervi.
A seconda degli animali colpiti, la rabbia può presentarsi con forme e sintomi diversi. Nel caso del cane, i cui sintomi sono molto simili a quelli del gatto, si manifesterà nelle seguenti modalità:
Forma Prodromica: è una fase che può passare inosservata, anche se cambia il carattere dell’animale. I sintomi sono di ordine generale, quali ansietà, irritabilità e depressione.
Forma Furiosa: è molto intensa, il cane si ferisce, è mordace ed attacca gli oggetti, gli altri animali ed anche l’uomo. Inoltre, presenta midriasi, ossia una permanente dilatazione della pupilla.
Forma Paralitica: il cane resta in uno stato ansioso, privo di capacità di movimento, fino alla morte.

La diagnosi

Non ci sono lesioni macroscopiche patognomoniche, se non corpi estranei. Non si possono effettuare autopsie, ma si devono spedire cadaveri o teste intere a specifici laboratori, i quali provvederanno ad analizzare il materiale cerebrale. Si possono eseguire esami istologici ed utilizzare tecniche biomolecolari; raramente è consentito avvalersi della prova biologica, che consiste nell’inoculazione di materiale sospetto, prelevato dal soggetto malato o dal cadavere, in un animale da laboratorio.

Profilassi e normative

Per i cani è prevista una profilassi sanitaria e vaccinale, sia pre che post contagio. Quest’ultimo caso è riferibile soltanto all’uomo in caso di morso e agli animali già vaccinati. La vaccinazione è obbligatoria in alcune aree.
Le normative sulla rabbia prevedono il sequestro dei cani mordaci per i 10 giorni successivi al morso, poiché potrebbero eliminare il virus con la saliva ancor prima che si manifestino i sintomi della rabbia.
Tempo fa, per portare un cane in Inghilterra, l’animale andava tenuto 6 mesi in quarantena. Oggi, invece, i paesi nordici ed anglosassoni hanno misure meno restrittive: identificazione dell’animale, sua vaccinazione e prelievo di sangue. Dall’analisi del titolo anticorpale nel sangue, il veterinario può decidere o meno di rilasciare al proprietario un Certificato di Accompagnamento, valido ai fini dell’espatrio del cane.