È pari a 11 miliardi kWh/anno il risparmio di energia che sarebbe possibile ottenere da una progressiva e più massiccia diffusione di tecnologie più efficienti (elettrodomestici ed illuminazione a basso consumo, vetri a bassa emissività, caldaie ad alta efficienza) con scenario al 2005/2015
Da una politica incisiva a favore della riduzione delle emissioni responsabili a livello globale dell’effetto serra possono derivare non soltanto benefici ambientali, ma anche importanti e significativi vantaggi economici a favore dei cittadini e del Paese e prospettive di sviluppo per interi settori industriali.
Sono queste le conclusioni della ricerca «Riflessi sulle imprese di una politica di protezione del clima», realizzata dal Kyoto Club per contro di Fiera Milano International e presentata a Milano nel convegno di apertura di Next Energy.
Secondo lo studio del Kyoto Club (che riunisce oltre 90 tra imprese ed enti locali) è pari a 11 miliardi kWh/anno il risparmio di energia che sarebbe possibile ottenere da una progressiva e più massiccia diffusione di tecnologie più efficienti (elettrodomestici ed illuminazione a basso consumo, vetri a bassa emissività, caldaie ad alta efficienza) con scenario al 2005/2015.
Accanto a ciò si potrebbe arrivare, ad una produzione non più marginale di energia sia da fonti rinnovabili (16 miliardi kWh/anno) sia dalla mini-cogenerazione (13 miliardi kWh/anno), prospettiva che riduce l’impatto ambientale derivante anche dalla rete di distribuzione dai grandi impianti.
Tale prospettiva di riduzione dei consumi porterebbe nell’arco temporale 2005-2015 un corrispettivo in fatturato per i diversi settori pari a 49 miliardi di euro, con un incremento del 60% rispetto all’evoluzione delle entrate di uno scenario tendenziale. Inoltre, l’incremento di produzione di prodotti e tecnologie ad alta efficienza e risparmio energetico avrebbe significativi risvolti positivi anche sul fronte della competitività: la carta dell’efficienza energetica può, infatti, risultare un elemento decisivo nel vincere la sfida sui mercati internazionali.
Nei dieci settori analizzati dallo studio (i primi quattro riguardano prodotti che consentono di minimizzare i consumi finali: illuminazione, frigoriferi, isolamento termico e superfici vetrate; altri quattro riguardano l’impiego delle fonti rinnovabili: eolico, biomasse, solare termico e solare fotovoltaico; gli ultimi due sono riferiti alla conversione di energia ad alta efficienza: mini-cogenerazione e caldaie termiche) le emissioni di anidride carbonica (CO2) nello scenario tendenziale al 2015 si ridurrebbero per una quantità pari a 11 milioni di tonnellate/anno. Nell’ipotesi di una politica «climatica» incisiva, alla stessa data le riduzioni potrebbero risultare 2,7 volte superiori (-25 Mt/anno di CO2).
Inoltre, dal punto di vista economico, il costo dell’energia risparmiata (Cer) risulta molto contenuto con l’uso delle tecnologie di risparmio ed è, inoltre, inferiore al costo del kWh in bolletta (10-15 centesimi di euro/kWh) e in alcuni casi anche inferiore al costo di produzione dell’energia elettrica.
La strada dell’efficienza energetica si afferma come cruciale anche per affrontare i problemi legati al progressivo aumento della domanda di energia. Secondo i calcoli della ricerca del Kyoto Club, considerando il carico della rete elettrica nei mesi estivi, periodo nel quale si concentrano i picchi di richiesta, frigoriferi ad alta efficienza, lampade compatte fluorescenti e collettori solari consentirebbero di ridurre la richiesta di potenza estiva di 1.100 MW (l’equivalente di due centrali di media taglia).