Come nacque il «padre» dei Parchi

724
Tempo di lettura: 5 minuti

Nasce negli Usa l?idea del Parco nazionale e da qui si diffuse ovunque nel mondo. Dal Parco più grande del mondo a quello? itinerante

Una nuova sezione di viaggi e cultura ci porterà in giro per i continenti, per scoprire e ammirare i Parchi Nazionali più belli e famosi del mondo. Perché è solo conoscendo meglio il patrimonio naturale del pianeta, che noi tutti sapremo impegnarci sempre più nella sua difesa. Questa prima puntata si apre sugli Stati Uniti d?America, dove oltre un secolo fa nacque, frutto della lungimiranza dei pionieri e della fede nel futuro del popolo americano, l?idea stessa del Parco Nazionale: un esempio-pilota ormai ovunque diffuso e imitato. A guidarci nell?esplorazione sarà Franco Tassi, che alla «Missione Parco» ha dedicato, e non da ieri, molte delle proprie energie.

Tutti conoscono, almeno di nome, il Parco di Yellowstone. Ma non tutti sanno, però, che l?idea moderna e ispirata di Parco Nazionale nacque proprio qui, oltre un secolo fa, nel favoloso West che incominciava proprio allora ad essere esplorato e rivelava al mondo intero straordinari tesori, dalle colossali Sequoie al gigantesco Grizzly. Tutto avvenne d?improvviso, quasi per caso, la sera del 19 Settembre 1870, nel luogo detto Madison Junction, dove un gruppo di pionieri accampato attorno al fuoco si trovò a manifestare meraviglia ed entusiasmo per le straordinarie bellezze dell?ambiente circostante. Fu Cornelius Hedge, un avvocato del Montana, a lanciare la prima proposta: «Mi sembra che Dio abbia voluto creare questa regione ? disse ai compagni di viaggio ? per tutta la gente del mondo intero, perché possa goderne per sempre». L?idea venne accolta con interesse e partecipazione, e il fervore operativo del giovane popolo americano, negli anni successivi, fece sì che si traducesse rapidamente in realtà. E già il 1° Marzo 1872 il Presidente Ulisse Grant istituiva il primo Parco Nazionale del mondo «per il beneficio e il godimento della gente»: Yellowstone. Così il più grande, celebre e antico Parco degli Stati Uniti divenne il progenitore di tutti i Parchi che con gli intenti e i connotati più diversi sarebbero sorti, un poco alla volta, in ogni parte del mondo. La seconda istituzione di questo genere vide la luce in Australia sette anni dopo, nel 1879, e venne per molti anni chiamata semplicemente «il Parco Nazionale», fino ad assumere soltanto nel 1955 la denominazione di Royal National Park. Ancora sei anni e, nel 1885, il Canada volle proteggere, nelle sorgenti minerali calde di Banff, il cuore di quello che sarebbe poi diventato l?omonimo Parco Nazionale. E due anni più tardi fu la volta della Nuova Zelanda, dove nel 1887 un lungimirante re Maori donò alla Corona Britannica, affinché fossero preservate per sempre, le proprie terre sacre: che sarebbero diventate l?embrione del futuro Parco Nazionale di Tongariro. L?idea del Parco Nazionale stava così poco alla volta diffondendosi, e nel 1895 Canada e Stati Uniti avevano persino creato, a Waterton Lakes e Glacier, il primo Parco Internazionale del mondo. Nel 1898 nasceva in Africa la grande Riserva di Sabie, trasformata nel 1926 in Parco Nazionale Kruger, e nello stesso anno sorgeva in Messico il piccolo Parco El Chico: ma intanto la vecchia Europa tardava a recepire questo moderno messaggio, e non sarebbe intervenuta in difesa dei propri territori migliori che nel secolo successivo. Alla ricerca della Natura più «insolita».

Alla ricerca della natura più «insolita»

È curioso osservare, infatti, come quella forte spinta alla tutela della natura non nascesse tanto nei continenti di più antica civiltà, profondamente trasformati da millenni di storia, quanto nelle terre vergini conquistate dai pionieri. E fu probabilmente proprio il netto contrasto tra la solenne bellezza dei luoghi che venivano scoperti e colonizzati e la loro rapida degradazione provocata dall’egoismo e dalla cupidigia umana, che colpì in modo sferzante le coscienze più sensibili. Non si avvertì, a quell?epoca, né l?esigenza di conservare ampi spazi selvaggi (v?era semmai la corsa al progresso, alla conquista, alla cosiddetta «civilizzazione» dei territori mediante la costruzione di insediamenti e opere dell?uomo), né la preoccupazione per la scomparsa di rari animali: quanto piuttosto l?ansia di preservare, e mostrare a tutti, le scoperte incredibili, le singolarità locali fuori dell?ordinario, arricchite dal fascino dell?esplorazione e spesso descritte con entusiasmo quasi mitologico. Dai geysers di Yellowstone alle gigantesche sequoie della California, fu tutta una gara a preservare per colpire la fantasia, lasciare stupefatti e dispensare originali emozioni. Così l?Europa non si avvicinò all?idea dei Parchi che dopo qualche decennio, e in modo assai meno vivo ed entusiastico. Furono creati nel 1909 il Parco Naturale della Brughiera del Luneburgo in Germania, e quelli di Sarek, Stora Sjofallet, Peljekasje e Abisko in Svezia; seguì nel 1913 il Parco Nazionale della Bérarde in Francia, diventato nel 1924 quello più famoso del Pelvoux e finalmente confluito nell?attuale Parco Nazionale degli Ecrins. Nel 1914 nasceva anche il Parco Nazionale dell?Engandina in Svizzera; e, da allora in poi, nonostante lo scoppio della prima guerra mondiale, le iniziative di questo genere presero a moltiplicarsi sempre più, fino a vedere la costituzione, intorno al 1922, anche dei primi Parchi nazionali italiani. Ormai la corsa era partita, e gli sforzi degli uomini di buona volontà incominciarono a rivolgere attenzione e sforzi verso questo obiettivo spesso controcorrente, non di rado violentemente avversato, quasi sempre incompreso: salvare «il meglio della terra», a beneficio di tutta l?umanità e nell?interesse delle future generazioni.

Il quadro della situazione mondiale

Se si volesse tracciare una rapida panoramica dei Parchi del mondo s?incontrerebbero realtà inattese e curiosità di ogni genere: come quella del gigante fra tutti, il Parco Nazionale della Groenlandia nord-orientale, 70 milioni di ettari (oltre il doppio dell?Italia) nel freddo estremo del Nord. Nettamente distanziato il Parco del Kalahari centrale, in Botswana, 5 milioni di ettari nel più arido deserto australe. Esiste un Parco senza nome, noto come «l?Innominato», nel cuore dell?Australia, e un Parco senza confini né estensione sicura, quello di Tingo Maria nel folto della foresta Amazzonica. Nel Sud Africa s?incontra persino un Parco mobile, o itinerante: quello di Bontebok, destinato a salvare una rara antilope minacciata d?estinzione, che fu spostato nel 1960 con tutto il branco di questi preziosi animali perché i pascoli davano segni di impoverimento. I Parchi e le Riserve del mondo conservano molti luoghi favolosi: grandi vulcani attivi come il Fuji-Hakone-Izu in Giappone o Skaftafell in Islanda, massimi delta fluviali come il Danubio nel mar Nero e il Guadalquivir nell?Oceano Atlantico, paludi sconfinate come le Everglades in Florida. Come Parchi vengono tutelate le montagne più celebri e famose della terra, dal Monte Kenya ai tropici al Monte McKinley nel freddo artico dell?Alaska, senza trascurare il monte Everest, il cui versante nel Nepal rientra nel Parco Nazionale Sagarmatha; e vi sono Parchi in alcune delle isole più straordinarie della terra, come alle Juan Fernandez di Robinson Crusoe e alle Galàpagos di Charles Darwin. Sono incluse in Aree protette le cascate più alte e più grandi del mondo, dal salto Angel del Parco Nazionale Canaima, in Venezuela, alle cascate Vittoria dell?omonimo Parco nello Zimbabwe, cui fa da complemento il parco Mosi-oa-Tunya nello Zambia. Torneremo ancora ad esaminare a fondo la storia e la realtà, la bellezza e i problemi dei Parchi Nazionali nei vari continenti e mari del Pianeta, tentando infine di tracciare bilanci, conclusioni e prospettive future. Ma una cosa è certa: le radici dell?ispirazione di quest?idea forte e nobile, che avrebbe in parte cambiato il destino della Terra, sono affondate nel semplice e frugale bivacco al fuoco di una limpida notte del vecchio West, nelle percezioni e nella riflessioni di un gruppo di gente semplice alla ricerca di fortuna. Gente che non pensava solo a se stessa e ai propri guadagni, ma aveva in mente anche e soprattutto l?interesse della collettività. «For the benefit and the enjoyment of the people», vale a dire (come la giovane democrazia americana tanto magistralmente illustrata in quel periodo storico dall?opera di Alexis de Tocqueville) per il beneficio e godimento dell?intera popolazione.