La lezione di Nietzsche

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Sulla volontà di Potenza, sul suo significato esistenziale e sociale, sulle sue patologie sarà necessario ritornare con altre riflessioni. In questa sede concentreremo la nostra attenzione sul contributo di Nietzsche alla filosofia della scienza con spunti sull’arte della verità e della menzogna che tanto turba il nostro tempo sempre più bisognoso di verità «certe» nell’interesse supremo dello Stato e dell’Uomo.

Tema ricorrente nel mondo scientifico che tenta di moderare la tendenza ad addomesticare la verità con studi controllati in cieco, doppio cieco, ecc, esploso anche di recente nella grande stampa scientifica con i problemi connessi al controllo dei risultati e delle pubblicazioni degli stessi.

In ambito più generale ricordiamo che nell’autunno del 1997 queste tematiche erano state di attualità, conquistando le prime pagine dei grandi quotidiani italiani con commentatori del calibro di Scalfari, Galli della Loggia, Jean Daniel, immersi in polemiche sui «fondamentali» dell’esistenza. Anche in questa polemica sulle ideologie, sulle colpe e sul perdono, al fondo venne identificato il problema della verità. In particolare Eugenio Scalfari il 31 ottobre del 1997 nel suo lungo saggio apparso su «Repubblica», nello sviluppare il tema della verità concluse chiamando in aiuto alle sue tesi Nietzsche e Zarathustra, sostenendo che «l’uomo non può sopravvivere senza una credenza, quale che sia, e quindi senza una verosimile verità, dove però l’accento cade assai più sull’aggettivo “verosimile” che sul sostantivo “verità”. Ciascuno di noi “tiene per certa” la sua verità considerando illusoria la verità altrui, sicché il complesso della res cogitans altro non è che la coesistenza di un’infinità di rappresentazioni verosimili che ciascuno “tiene per certe” come altrettante verità»

Per il vero dalla lettura dei frammenti che il filosofo tedesco dedicò al tema della verità e della scienza, sembra emergere un Nietzsche alfiere della scienza e della verità.

L’importanza del tema della verità e lo spessore del contributo che FN vi diede ci hanno consigliato di leggere e rileggere quanto il pensatore tedesco scrisse in materia e di riproporlo all’attenzione odierna ancora una volta.

Il tutto si può ricondurre alla massima sulla quale tutte le parti in «conflitto», in teoria, si trovano d’accordo: «Bisogna ricercare la verità». Un principio, un desiderio che però, spesso si scontra con la paura della verità, e con un rapporto dell’uomo con la verità difficile.

Nietzsche (FN) spiegò questo fenomeno come una tendenza da parte dell’uomo alla sicurezza:

«…Ricondurre qualcosa di non conosciuto a qualcosa di noto solleva, soddisfa, dà inoltre un senso di potenza. Ciò che è ignoto equivale a pericolo, inquietudine, pena. Il primo istinto è quello di eliminare queste sgradevoli situazioni. Primo principio, meglio una spiegazione qualsiasi che nessuna spiegazione. Poiché in fondo si tratta solo della volontà di liberarsi da rappresentazioni opprimenti, non si guarda per il sottile circa i mezzi per liberarsene: la prima rappresentazione con la quale l’ignoto si esplica come noto, fa tanto bene che la si «tiene per vera» («Il crepuscolo degli idoli»).