L’importanza del metodo scientifico…

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Dopo oltre 100 anni da questa valutazione di FN, l’approccio alla verità presenta nella vasta comunità umana e scientifica aspetti irrisolti e contraddittori; il desiderio di comprendere e dominare la realtà anche quando ciò è difficile se non impossibile, alimenta pratiche di indagine fuori dalla scientificità, ma estremamente diffuse come l’astrologia, la magia ecc.; nella stessa Comunità scientifica il problema del vero e del falso ed in particolare la tendenza umana a voler la «vittoria» delle proprie teorie ha portato allo sviluppo di sistemi di controllo dei dati e dei risultati, come le ricerche in cieco, in doppio cieco ecc., finalizzati alla protezione dei dati veri da quelli desiderati e a volte inventati dai ricercatori.

FN in «Umano troppo umano» descrisse la natura di questi rischi descrivendo con benevolenza la condizione di difficoltà del ricercatore nel deserto della scienza: «Nelle sue modeste e faticose peregrinazioni, destinate molto spesso ad essere viaggi nel deserto, all’uomo scientifico appaiono quegli splendidi fenomeni atmosferici che son detti “sistemi filosofici”: con la magica forza dell’inganno essi additano lì vicino la soluzione di tutti gli enigmi e il più fresco sorso della vera acqua della vita; il cuore si bea, e già l’affaticato sta quasi per toccare con le labbra la meta di ogni perseveranza e di ogni travaglio scientifico e, come involontariamente, si slancia avanti. Altre nature invece, come stordite dalla bella illusione restano ferme: il deserto le inghiotte, e per la scienza son come morte. A loro volta altre nature, che hanno già spesso sperimentato quei conforti soggettivi, si irritano al massimo e maledicono il sapore di sale lasciato in bocca da quelle apparizioni e che provoca una sete furiosa senza per altro che ci si sia avvicinati di un solo passo ad una qualsiasi sorgente».

Il metodo acquisisce allora un ruolo essenziale nella ricerca scientifica. FN in proposito scrisse, sempre in «Umano troppo umano» qualcosa di ancora utile per chiarire i nostri problemi di metodologia della ricerca: «In complesso i metodi scientifici sono un risultato della ricerca importante almeno quanto qualsiasi altro risultato: sulla conoscenza del metodo si basa infatti lo spirito scientifico e, ove quei metodi andassero perduti, tutti i risultati della scienza non potrebbero impedire un rinnovato dilagare della superstizione e dell’insensatezza. Le persone di spirito possono imparare quanto vogliono dai risultati della scienza: dalla loro conversazione, e soprattutto dalle ipotesi in essa contenute, si noterà sempre che mancano di spirito scientifico: non possiedono quell’istintiva diffidenza verso gli erramenti del pensiero la quale, in seguito a un lungo esercizio, ha messo radici nell’anima di ogni uomo scientifico. In genere ad esse basta trovare su una cosa un’ipotesi qualsiasi per entusiasmarsene e pensare che con ciò sia fatto tutto. Per esse, possedere un’opinione già significa diventarne fanatici e riporsela da allora in poi in cuore come convinzione. Di fronte ad una cosa non spiegata, si riscaldano per la prima idea che vien loro in mente e che assomigli ad una spiegazione: dal che si producono di continuo, specie nel campo della politica, le peggiori conseguenze.

«Per questo oggi ciascuno dovrebbe aver imparato sin dalle basi almeno una scienza: allora saprebbe che cosa sia un metodo e quanto necessaria sia la massima riflessione. Questo è un consiglio da dare soprattutto alle donne, che oggi sono le vittime senza scampo di tutte le ipotesi, soprattutto quando queste fanno un’impressione di ricchezza di spirito, fascino, vitalità, vigore. Anzi, a ben guardare, si nota che la grandissima parte di tutte le persone colte desidera tuttora da un pensatore convinzioni e nient’altro che convinzioni, e che solo una piccola minoranza vuole certezza. Quelle vogliono essere fortemente trascinate per ottenere così anch’esse un aumento di forza; queste poche possiedono quell’interesse oggettivo che prescinde da vantaggi personali, anche da quello dell’aumento di forza sopra menzionato. Su quella classe, di gran lunga preponderante, si fa conto ovunque un pensatore si comporti e si definisca come genio, dunque si atteggi a uomo superiore al quale spetti l’autorità. Il genio di quella specie, in quanto attizza l’ardore delle convinzioni e suscita sfiducia contro lo spirito prudente e modesto della scienza, è un nemico della verità, per quanto possa invece ritenersene l’ammiratore».