Sempre lo Yogi Ramacharaka nella sua lezione «Più luce sul sentiero» nel quinto precetto esorta ad «uccidere ogni senso di separazione». Nell‘ottavo aggiunge: «tuttavia rimani solo ed isolato, nulla di ciò che ha corpo, nulla di ciò che non è eterno può darti aiuto». Due verità di importanza vitale, due facce della medesima verità.
Esaminiamole: il senso di separazione che ci fa ritenere come costituiti di sostanza diversa dagli altri esseri umani, che ci fa credere i soli giusti, che ci fa ringraziare Iddio e di essere differenti e migliori degli altri è un errore che nasce dal punto di vista relativo.
Per quanto le apparenze ci facciano credere spesso il contrario, tutti cercano di fare del loro meglio e giacché nessuno è perfetto, perché siamo così pronti a condannare? Porgiamo una mano amorevole ogni volta che se ne offre l’occasione, ma non diciamo mai «Io sono più santo di te». Teniamo ben presente l’ammonimento del grande Maestro: «Colui che è senza peccato scagli la prima pietra». Liberiamoci dall’idea della separazione, illusione ed insidia da cui derivano quasi tutti gli errori.
Esaminiamo ora il rovescio della medaglia: «Impariamo a stare da soli». Imparare questa lezione è indispensabile al nostro avanzamento. La nostra vita ci appartiene e dobbiamo viverla noi stessi. Nessun altro può farlo per noi, né noi possiamo vivere la vita altrui. Ognuno deve imparare a reggersi ben diritto sui propri piedi, ognuno deve rispondere delle proprie azioni, ognuno deve raccogliere ciò che ha seminato e deve soffrire o godere a seconda del suo modo di agire».