Lo scenario disegnato da FN si era visto in opera con Galilei ai tempi dell’Inquisizione, ma «film» del genere hanno portato L. Boltzmann al suicidio, Nicolas Tesla isolato e abbandonato a se stesso, John Eccles in tarda età cacciato dall’Università, per citare alcuni casi di «successo».
Oggi con la grave crisi internazionale in corso, si va diffondendo una sempre più diffusa consapevolezza di queste realtà. La filosofia della qualità totale, i processi di miglioramento continuo, lo sviluppo del pensiero laterale e del pensiero debole, ecc., trovano un terreno fertile nella necessità di valorizzare il grande potenziale umano che, con lo sviluppo della scienza, della tecnologia e della scolarizzazione, fa sì che per restare nel mercato globalizzato, non è più tanto possibile attardarsi sull’immutabilità di opinioni e cose, pena il rischio di vedere Imprese, Partiti e Stati, scomparire sotto il peso della concorrenza e dell’innovazione tecnologica, scientifica e militare altrui.
Un consiglio pratico a tal proposito FN lo diede in «Aurora», dove in una della sue note, scrisse: «Fino a che punto il pensatore deve amare il suo nemico. Mai trattenere o tacere a te stesso qualcosa che può esser pensato contro il tuo pensiero! Promettilo solennemente a te stesso! Ciò appartiene alla prima onestà del pensare. Ogni giorno devi condurre anche contro te stesso la tua campagna di guerra. Una vittoria e una trincea conquistata non sono più faccende tue, ma della verità, ma anche la tua sconfitta non è affar tuo!».
Che la questione della verità resti il problema per eccellenza si può apprezzare ancora nelle «conclusioni» dell’opera completa ed in particolare dell’ultima opera incompiuta di FN, pubblicata postuma, «La volontà di potenza».
«La concezione del mondo nella quale ci si imbatte sullo sfondo di questo libro, è stranamente tetra e spiacevole: fra i tipi di pessimismo conosciuti sembra che nessuno abbia raggiunto questo grado di cattiveria. Qui manca la contrapposizione fra un mondo vero e uno apparente: c’è solo Un mondo, ed è falso, spietato, contraddittorio, seducente senza senso… Un mondo siffatto è il mondo vero… Noi non abbiamo bisogno di menzogna, per ottenere la vittoria su questa realtà, su questa “verità”, per vivere…
«Che la menzogna sia necessaria per vivere, anche ciò appartiene a questo tremendo e problematico carattere dell’esistenza…
«La metafisica, la morale, la religione, la scienza in questo libro sono considerate solo come forme differenti della menzogna: con il loro aiuto si crede nella vita. “La vita deve infondere fiducia”: il compito, posto in tal modo è enorme. Per assolverlo, l’uomo deve già essere di natura un mentitore, deve essere prima di ogni altra cosa artista… E anche lo è: metafisica, morale religione scienza. Tutte soltanto creature della sua volontà di artista, di menzogna, di fuga dalla “verità”, di negazione della “verità”. Questo stesso potere, grazie al quale fa violenza alla realtà con la menzogna, questo potere di artista-di-artista par excellence dell’uomo egli l’ha in comune con tutto ciò che è: anzi egli stesso è anche un frammento di realtà, di verità, di natura egli stesso è anche un frammento del genio della menzogna…
«Che il carattere dell’esistenza sia misconosciuto profondissima e suprema intenzione segreta della scienza, della religiosità, dell’artisticità. Molte cose non vederle mai, molte vederle in modo falso, molte per di più vederle… Oh come si è avveduti anche in situazioni nelle quali si è ben lontani dal ritenersi avveduti! L’amore, l’entusiasmo, “Dio” tutte finezze dell’estremo autoinganno, tutte seduzioni per vivere! Negli attimi in cui l’uomo diventa l’ingannato, in cui crede di nuovo alla vita, in cui ha ingannato se stesso: oh, allora come si gonfia! Quale incanto! Quale sentimento della potenza ! Quanto trionfo dell’artista nella potenza!… L’uomo è riuscito ancora una volta a dominare la “materia” a dominare la verità!… E ogni volta che l’uomo si rallegra , è sempre lo stesso nella sua gioia: si rallegra come artista, gode di sé come potenza. La menzogna è la potenza…
«L’arte e nient’altro che l’arte. Essa è la grande creatrice della possibilità della vita, la grande seduttrice alla vita, il grande stimulans della vita…». («La volontà di potenza»).
Nel concludere questa selezione di frammenti sulla filosofia della scienza al di là del bene e del male può essere utile rileggere un altro passo del Tedesco su leader e volontà di potenza che resta tanto temuta quanto viene ammirata nell’avventura, nella guerra, nell’economia, così il conquistatore, che fosse Alessandro Magno o Napoleone, o Cristo o Galilei, o Lenin, De Gasperi o Mitterand, è sempre visto con grande considerazione.
Quando ci si occupa del destino delle nazioni e dei popoli è evidente come il destino individuale diventi secondario e messo al servizio della causa dei popoli e delle nazioni se non dell’umanità intera. In questi casi le sfumature del carattere dei leader diventano decisive per le imprese che si servono e per gli stessi destini delle nazioni. Su questo tema Nietzsche ebbe a scrivere qualcosa di attuale:
«È ben noto d’ altronde come dovunque ci sia potenza in sovrabbondanza, essa vuole conquistare: questo istinto viene chiamato amore, amore per colui su cui l’istinto conquistatore desidera scaricarsi. Il vanitoso vuole piacere, vuole essere conforme al gusto altrui: in ciò rivela la sua mancanza di forza creatrice è “vuoto“. L’insincero, l’ipocrita teme il gusto degli altri, e così pure I’accorto, il prudente: qui il presupposto è l’assenza di energia in eccesso. Invece la leggerezza, l’ostinazione, la noncuranza la schiettezza, la precipitazione, l’imprudenza dispongono spesso di quella quantità di energia che porta a un eccesso di tensione e produce rapidamente azioni contro ogni utilità. Di qui si spiega anche perché la cautela dell’accortezza non sia molto ben vista presso i potenti: essere accorti è spesso un indizio di mancanza di forza. D ‘altra parte l’azione non accorta a volte è nobile; di qui forse anche la lode del disinteressato: il disinteressato è colui che non agisce con accortezza e con prudenza, ma come uno che trabocca -e che gli importa in quale direzione? Il calcolatore è tenuto in spregio: ma colui che calcola per il bene della collettività è ammiratissimo. Si ritiene infatti che una persona non sia “accorta” inutilmente: pensare è considerato faticoso.
«Così nasce la lode della saggezza: come lode di colui che pensa molto, bene e senza fatica, calcola, soppesa, e non con accortezza finalizzata ad un utile, ma per amore della collettività, per eternare pensieri ed istituzioni. È qualcosa di raro!».
Questa riflessione che viene da Nietzsche, dovrebbe stimolare maggiori riflessioni sul problema del carattere dei leader, in quanto maggiore luce su questo campo potrebbe aiutarci a meglio scegliere ed a meglio gestire i leader, favorendo la crescita del meglio dei leader stessi. E chissà, un giorno, anche di tutti gli uomini che potrebbero elevarsi a livelli superiori; se non tutti in molti. Il grado di sviluppo della nostra società lo consente e per i grossi problemi di armonia sociale e industriale lo richiede.
Che aggiungere? Nietzsche in tutte le riflessioni sulla filosofia della scienza ha cercato di esaltare l’importanza del metodo, dell’onestà intellettuale, della creatività. Nelle sue «conclusioni» vuole ricordarci però la complessità, la contraddizione, la difficoltà in cui l’uomo è immerso e vive e la necessità, nonostante tutto, di andare avanti, di combattere, di creare, di essere artisti, di essere realisti. Realisti nell’accettazione di se stessi, come uomini pieni di contraddizioni, di debolezze… alla ricerca del miglioramento continuo, del superamento di sé… alla ricerca della potenza, alla ricerca della verità e di una etica superiore che ci renda liberi e forti e magari felici…
Vincenzo Valenzi