Si tratta del progetto europeo Life-Environment denominato Kolisoon «Un nuovo sistema automatizzato per le analisi di Escherichia coli in acque reflue» realizzato in collaborazione con Tam Spa
Aumentare l’efficienza degli impianti, rispettare l’ambiente e ridurre i costi di gestione. È questo il filo rosso che ha caratterizzato la maggior parte degli interventi del convegno internazionale «Visione integrata del trattamento, monitoraggio e valorizzazione dei reflui urbani e agro-industriali: ruolo dei depuratori» promosso nei giorni scorsi, a Terni, dall’Istituto Superiore di Ricerca e Formazione sui Materiali per Tecnologie Avanzate (Isrim) con la collaborazione di Tutela Ambientale del Magentino Spa e Amiacque Srl.
Un workshop che ha coinvolto alcuni tra i maggiori ricercatori ed esperti di Università ed aziende del settore idrico d’Europa e del Mediterraneo.
È stata questa l’occasione per fare il punto della situazione sulla sperimentazione del progetto europeo Life-Environment denominato Kolisoon «Un nuovo sistema automatizzato per le analisi di Escherichia coli in acque reflue» realizzato in collaborazione con Tam Spa, e di presentare l’esperienza sul campo degli impianti Tam Spa di Motta Visconti, Bareggio e Robecco sul Naviglio nella rimozione dell’azoto.
Scopo principale dello studio condotto da Isrim sull’impianto centralizzato di Robecco sul Naviglio è stata la progettazione, costruzione e sperimentazione sul campo di Kolisoon, un sistema on-line completamente automatizzato per la misurazione di Escherichia coli (un batterio presente nell’intestino umano/animale, utilizzato come indicatore di inquinamento fecale) nelle acque. Uno strumento che, attraverso l’esecuzione simultanea di 52 campioni, è in grado di offrire una valutazione in tempo reale del trattamento di disinfezione delle acque, permettendo di intervenire immediatamente ed efficacemente in caso di guasti improvvisi agli impianti di depurazione. Finora i metodi utilizzati per monitorare la qualità microbiologica degli effluenti necessitano almeno di 24-48 ore, tempi che in caso di guasti improvvisi vengono ritenuti ancora troppo lunghi.
«È la prima volta che viene realizzato un prototipo completamente automatizzato per la rilevazione degli Escherichia coli – ha spiegato il dott. Sergio Bodini, ricercatore Isrim al fianco della dott.ssa Francesca Santori (coordinatrice del progetto) -. Riteniamo che Kolisoon rappresenti l’ideale soluzione tecnologica per meglio monitorare l’efficacia dei sistemi di disinfezione avanzati e, quindi, migliorare anche l’efficienza durante il processo di abbattimento della carica batterica».
Una tecnica innovativa che potrà essere applicata ai depuratori come procedura di autocontrollo e strumento di segnalazione di possibili malfunzionamenti.
Di notevole interesse risulteranno anche tutte le altre possibili applicazioni future: si pensi alla possibilità di utilizzare gli stessi sistemi di controllo per il monitoraggio della balneabilità di un corso d’acqua superficiale, di un mare o di un lago.
Di strategie avviate presso gli impianti di Robecco sul Naviglio, Motta Visconti e Bareggio per migliorare l’efficienza della rimozione dell’azoto (importante per evitare rischi per la salute dell’uomo e delle specie acquatiche) ha, invece, parlato la biologa Laura Zanaboni (Amiacque srl).
Di fronte all’inasprimento delle norme che regolano gli scarichi degli effluenti, sempre più severe, i depuratori hanno infatti il compito di ridurre fortemente i livelli di azoto. Presso gli impianti Tam Spa, gestisti da Amiacque, sono stati dunque studiati ed applicati correttivi per ottimizzare i processi di attuazione pratica.
Il lavoro presentato a Terni ha evidenziato la necessità di integrare le analisi sul campo con osservazioni e l’importanza di osare modifiche operative. Si è ritenuto opportuno procedere ad un unico adeguamento alla volta e attendere un paio di giorni prima di analizzare e valutare risultati, in modo da consentire all’impianto di depurazione di assimilare i cambiamenti. Valutate le circostanze che potrebbero incidere negativamente sulla rimozione di azoto, si è dunque reso necessario:
1. ottimizzare anossiche zone della vasca di ossidazione
2. aumentare l’agitazione dei processi di denitrificazione
3. migliorare la gestione di ossigeno
4. controllare il tasso di ricircolo della miscela areata
Sono stati introdotti una serie di accorgimenti tecnici (dall’apertura diversa dei diffusori a Motta Visconti, allo spegnimento di due rotori mammuth in punti chiave degli impianti di Bareggio, o ancora l’inserimento di una pompa di ricircolo della miscela areata a Robecco) che hanno «permesso di ottimizzare il processo per ottenere rendimenti migliori e consentito di rimuovere fino all”80 per cento del carico di azoto». Risultati possono essere estesi a impianti anche diversi, ma che presentano simili caratteristiche.
(Fonte Tam)