Intercettata l’imbarcazione ha fatto intervenire la Guardia costiera
La nave ammiraglia di Greenpeace si trova nella zona del canale di Sicilia, incrocia il peschereccio Federica II 7PA1860, proveniente da Porticello, vicino a Palermo. La barca è sospetta, gli ambientalisti osservano le reti, controllano sul registro on-line dei pescherecci dell’Unione europea e scoprono che l’imbarcazione ha solo la licenza per la pesca a strascico, nonostante siano evidenti anche altri tipi di reti. Decidono quindi di avvicinarsi con i gommoni per controllare da vicino. I sospetti sono fondati, comincia un inseguimento con mare a forza cinque. A questo punto, la Capitaneria di porto, avvisata da Greenpeace, raggiunge il peschereccio scortandolo, assieme alla Rainbow Warrior, nel porto di Pantelleria.
Sulla Federica II sono stati trovati tra 10 e 15 km di rete spadara, completamente illegale, e due ceste di palamiti, attrezzo per cui il peschereccio non ha la licenza. Nella stiva c’erano 16 pesci spada (2 di taglia illegale) e 14 esemplari di tonno rosso, di cui ben otto al di sotto della taglia minima di 30 kg. La guardia costiera ha fermato la nave sequestrando pescato e reti illegali, ora il capitano dovrà rispondere dell’accaduto e di quanto presente a bordo.
«Siamo soddisfatti che la Capitaneria di porto di Pantelleria sia intervenuta tempestivamente, ma com’è possibile che un peschereccio possa aggirarsi per il Mediterraneo con ben due attrezzi da pesca senza licenza, di cui uno completamente illegale?», chiede Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia, a bordo della Rainbow Warrior.
Le spadare, anche definite muri della morte, sono vietate da anni dall’Onu e dall’Ue per il loro devastante impatto ambientale: uccidono delfini, capodogli e tartarughe. Inoltre, la pesca al tonno rosso, una specie in pericolo, è sottoposta a un rigoroso regime di quote. Ovviamente, la Federica II non ha nessuna quota per questa specie.
La Rainbow Warrior è impegnata in un’attività di monitoraggio nel canale di Sicilia, una delle aree più importanti nel Mediterraneo.
Oltre alla lotta alla pesca pirata, la Rainbow Warrior sta effettuando una serie di sopralluoghi, con immersioni e monitoraggi con una telecamera filoguidata nei fondali del canale di Sicilia.
«Questo è il nostro mare – continua Giannì – è ora di finirla con la pesca pirata e di salvaguardarlo con una rete di riserve marine, anche in alto mare: e il canale di Sicilia deve essere protetto!».
Greenpeace ha proposto una rete di riserve marine che copra il 40 per cento dei mari, per proteggere questo delicato ecosistema dagli impatti del cambiamento climatico, dell’inquinamento e della pesca eccessiva e distruttiva.
La crociera della Rainbow Warrior è parte di questa campagna.
(Fonte Greenpeace)