Il primo nido di Caretta caretta della stagione 2009 si è schiuso lungo la costa ionica calabrese, la più importante area di nidificazione italiana
Il 25 luglio ha avuto luogo presso Capo Bruzzano (Reggio Calabria) la prima schiusa di tartaruga marina Caretta caretta in Italia, e più di 70 piccoli hanno raggiunto il mare.
Altre schiuse si verificheranno nelle prossime settimane e fino alla metà di settembre.
La costa ionica calabrese è oramai riconosciuta come la principale area di nidificazione della specie a livello nazionale, ospitando in media oltre il 70% dei nidi registrati annualmente nel nostro paese.
Sono i risultati del progetto di ricerca, giunto al decimo anno di attività, TartaCare Calabria, coordinato dal prof. Antonio T. Mingozzi del Dipartimento di Ecologia dell’Università della Calabria e sostenuto dal ministero dell’Ambiente e dall’Assessorato alle Politiche dell’Ambiente della Regione Calabria, a cui collaborano attivamente, per le azioni di tutela dei nidi e di sensibilizzazione pubblica, il Wwf Italia e il Fai, Fondo ambiente italiano.
«Tra gli altri importanti risultati di ricerca della stagione 2009 – sottolinea il prof. Mingozzi – si deve aggiungere l’apposizione, per la prima volta in Italia e grazie alla collaborazione dell’Università di Pisa, di un trasmettitore satellitare su una delle femmine nidificanti nell’area reggina, battezzata Zeffiria, i cui spostamenti in Mediterraneo sono ora visibili al sito www.seaturtle.org».
Nonostante il positivo andamento delle nidificazioni della stagione 2009, nettamente superiore a quello della scorsa stagione, molti sono ancora i fattori che mettono fortemente a rischio l’integrità dei nidi di Caretta lungo gli arenili della costa calabrese. Solo l’azione congiunta dei ricercatori dell’Università di Calabria e dei volontari Wwf ha infatti permesso di garantire la tutela a molti di essi che sarebbero altrimenti andati distrutti dalla pratica della pulizia e dello spianamento meccanico degli arenili.
La Caretta caretta è fortemente minacciata ed è inclusa nella lista rossa dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) dal 1975. Per questo occorre lavorare, promuovere e sostenere progetti di ricerca e conservazione. Ma soprattutto serve informare e sensibilizzare cittadini e pescatori.
«Tra le cause di declino più importanti – commenta Paolo Casale, responsabile del Progetto tartarughe marine del Wwf Italia – c’è sicuramente l’elevata mortalità di tartarughe marine negli attrezzi da pesca, riscontrata anche nel settore costiero calabrese interessato dal fenomeno della nidificazione. In Italia si stima che molte migliaia di tartarughe, più di 20.000, vengano catturate accidentalmente ogni anno dagli attrezzi da pesca e un terzo non sopravvive. Per questo motivo, il Wwf ha lanciato una campagna di informazione dove si riscontra un elevato numero di catture in Calabria, Sicilia e Puglia, culminato nella Turtle week che a giugno ha coinvolto centinaia di pescatori e turisti. L’impatto della pesca infatti rappresenta la minaccia più grave per la sopravvivenza delle popolazioni di tartarughe e può essere mitigato grazie alla sensibilità dei pescatori nell’utilizzare, quando catturano accidentalmente una tartaruga, procedure e accorgimenti come quelli suggeriti dal Wwf. Stiamo distribuendo ai pescatori siciliani, pugliesi e calabresi magliette con su disegnate semplici istruzioni per salvare le tartarughe che accidentalmente abboccano ai loro ami o finiscono nelle reti».
(Fonte Wwf)