Nessun beneficio dalla deforestazione

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L’apparente sviluppo svanisce, la vita dei comuni coinvolti torna come prima, mentre l’ambiente resta compromesso

Uno studio congiunto sulla deforestazione amazzonica tra Università di Cambridge, Imperial college di Londra, Università di East Anglia, Cnrs France, Instituto superior tecnico del Portogallo , e Istituto brasiliano per l’Amazzonia (Imazon), rivela che:

– «abbattere le foreste è come svaligiare una banca: le risorse rapidamente accumulate portano un benessere effimero e di breve durata»,

– «l’antitesi tra ambiente e sviluppo non si basa sui fatti: se il saccheggio della foresta amazzonica porta una fase di benessere per le comunità della Regione, si tratta di un vantaggio di breve periodo»

– «la distruzione delle foreste non apporta sviluppo, ma in breve tempo il benessere svanisce e lo standard di vita torna alle condizioni precedenti, mentre l’ambiente resta compromesso per sempre».

Questo studio è stato pubblicato sulla rivista Science. Esso si è focalizzato sulla deforestazione amazzonica in Brasile dove dal 2000 sono stati abbattuti 155.000 chilometri quadrati di foresta pluviale, con un tasso di deforestazione di 1,8 milioni di ettari annui (un’area vasta quasi quanto la Toscana).

È stata analizzata l’aspettativa di vita e il reddito pro capite in 286 comuni amazzonici, a diversi stadi di deforestazione.

L’Amazzonia brasiliana è una delle regioni meno sviluppate e l’improvvisa disponibilità di risorse (legname, minerali e terra da pascolo) porta ad una breve fase di apparente sviluppo, con redditi più alti, strade e servizi, tra cui l’accesso all’istruzione e alla sanità.

Quando però termina la deforestazione, le imprese coinvolte abbandonano l’area e si dirigono verso foreste ancora intatte, mentre nei comuni coinvolti il livello di vita torna al di sotto della media nazionale. La qualità della vita, prima e dopo la deforestazione, è sostanzialmente la stessa.

La team leader della ricerca afferma che «all’Amazzonia viene riconosciuto un valore di dimensioni globali, ma allo stesso tempo essa è una regione molto povera. Si ritiene che sia necessario sostituire la foresta con campi coltivati o pascoli per venire incontro alle legittime aspirazioni verso uno sviluppo della regione. Lo studio ha esaminato questo assunto e abbiamo verificato che malgrado la frontiera della deforestazione porti iniziali miglioramenti nei guadagni, nell’aspettativa di vita e nell’educazione, questi miglioramenti non vengono mantenuti».

Rob Ewers, dell’Imperial college di Londra aggiunge: «il boom dello sviluppo che la deforestazione porta in queste aree è fuori discussione, ma i nostri dati mostrano che nel lungo periodo i benefici non sono mantenuti. Assieme alle ragioni relative all’ambiente o al clima, questa è un’altra buona ragione per ridurre ulteriormente la deforestazione in Amazzonia».

Dallo studio emerge anche che il declino dello sviluppo nelle aree deforestate è legato proprio alla scomparsa delle risorse naturali che avevano alimentato il precedente boom.

L’esaurimento del legname e la degradazione del suolo e dei pascoli portano all’abbandono di quelle aree e quindi non solo i taglialegna e i minatori, ma anche gli agricoltori, gli allevatori e i coloni migrano inseguendo la frontiera della deforestazione.

(Fonte Salva le foreste)