Per la Procura di Paola c’è un alta probabilità che la nave naufragata sia la Cunski, una nave cargo uscita nel 1956 dai cantieri navali britannici, è estremamente alta.
Da una prima analisi del filmato realizzato dal robot Rav emerge che la prua presenta un largo squarcio, segno di una probabile esplosione a bordo.
E il Procuratore spiega che sono visibili dallo squarcio due fusti da dove sono stati prelevati dei campioni, inviati ai laboratori di analisi.
«Se fosse così, ha detto il Procuratore, saremmo in presenza del relitto della prima “nave a perdere”, utilizzata per il trasporto, di rifiuti tossici e radioattivi».
E quindi l’ultimo proprietario del cargo risulta essere una società di armatori con sede a Saint Vincent, nelle Antille. Si tratta della Alzira Shipping Corporation, come risulta dagli archivi Starke-Schell Registers inglesi, una delle fonti più attendibili per ricostruire la storia di un vascello.
Questa società acquistò la nave nel 1991 da un’altra compagnia, cambiando il nome da Cunski a Shahinaz. Dal registro la Cunski-Shahinaz risulta poi demolita ad Alang il 23 gennaio 1992.
L’identificazione definitiva del relitto arriverà probabilmente nei prossimi giorni, quando saranno analizzate le tante immagini che il robot subacqueo sta raccogliendo. Successivamente si avranno anche i risultati dei campioni prelevati dallo squarcio, così si potrà identificare il carico presente sul cargo.
La Cunski, o meglio la Shahinaz, è solo una delle tante navi a perdere che tra gli anni Ottanta e Novanta sono state fatte affondare con carichi pericolosi.
Nel 2005 il collaboratore di giustizia, che per primo ne ha parlato, ha dichiarato anche che al largo di Maratea (Potenza) nel 1992 fu fatta affondare la nave «Yvonne» che trasportava 150 fusti di fanghi radioattivi. La conferma alle dichiarazioni del pentito giunta da Cetraro ora viene attentamente valutata anche in Basilicata.