L’Enel trafficava in rifiuti tossici

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La scoperta dopo un guasto nella Sala pompe. Sequestrato dal Noe anche un bacino di fanghi rossi

Alla Centrale elettrica Enel-Portoscuso, in Sardegna è stato sequestrato un bacino di fanghi rossi e la Sala pompe.

Il sequestro è stato operato questa mattina dai Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Cagliari insieme a quelli della Compagnia di Iglesias. I militi hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo (emesso dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica del Capoluogo) del nuovo e vecchio Bacino Fanghi Rossi sito a Portoscuso, Z.I. Portovesme, loc. Su Stangioni-Foxi, e della vicina area sulla quale insiste la cosiddetta Sala pompe Enel (pertinenza della Centrale Elettrica Enel-Portoscuso).

L’attività di indagine iniziò il 29 marzo di quest’anno in seguito alla rottura di una tubatura che collega la Sala pompe dello Stabilimento Enel-Portoscuso di Portovesme al vicino stabilimento Eurallumina, utilizzata per trasportare acque di falda risorgenti nella predetta Sala pompe. Il guasto causò una rilevante fuoruscita delle stesse acque di falda (inquadrate giuridicamente come rifiuti) che si sono riversate nell’asse industriale interno, strada Portoscuso-Paringianu, che separa i due citati stabilimenti.

Sulla base di ciò, la Procura della Repubblica di Cagliari ha coordinato il Noe all’espletamento di mirate indagini le quali hanno evidenziato la compromissione ambientale del sito con la perdurante e sempre crescente contaminazione del suolo e delle acque di falda da elementi inquinanti estremamente pericolosi per la salute dell’uomo e per l’ambiente. In particolare è stata rilevata la presenza di fluorui, boro, manganese e arsenico in percentuali che oltrepassano i limiti consentiti dalle vigenti normative.

Nell’ambito degli accertamenti, inoltre, è stato portato alla luce un traffico illecito di rifiuti speciali anche pericolosi, costituiti da acque di falda contaminate affioranti nel sito denominato Sala pompe Enel che dopo vari passaggi confluivano nel Bacino Fanghi Rossi.

Su richiesta della Procura della Repubblica di Cagliari, il Gip presso lo stesso Tribunale, ha emesso la misura cautelare reale eseguita oggi.

I reati ipotizzati sono quelli previsti dagli Artt. 434 c. 2° del Codice Penale e 260 c. 1° D. Lgs. 152/06 (Testo Unico Ambientale). Disastro ambientale doloso con inquinamento delle acque di falda cagionato dal c.d. bacino dei Fanghi Rossi e traffico illecito di rifiuti.

(Fonte Noe)