«Restituire il parco al Pollino»

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«Considero fondamentale e, come tale, assolutamente prioritario, che il parco si doti, anzitutto, del Piano, quale strumento irrinunciabile di governo del territorio»

Fray Luis de León, un precursore della scuola rinascimentale del tardo XVII secolo in Spagna, fu imprigionato dall’Inquisizione. Tornò in cattedra il giorno stesso in cui venne rilasciato e iniziò la sua lezione dicendo: «Come stavamo dicendo ieri…».

Annibale Formica, non è Fray Luis de León, ma è un appassionato della sua terra, la Basilicata, ed è stato direttore del parco all’inizio della sua istituzione. Ora, dopo vicende burocratiche tortuose, che lo hanno allontanato dalla sua attività amministrativa appena iniziata, è tornato al suo posto.

Dott. Formica, quali pensieri e che stato d’animo l’attraversano?

Torno, dopo la nomina del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ad assumere nuovamente la responsabilità della direzione del parco nazionale del Pollino e non posso non riflettere, con una sana presa di coscienza, che una seconda opportunità nella vita e nel lavoro non a tutti è sempre concessa. Sento, perciò, l’incarico come una durissima sfida sia per me sia per il parco.

Come vede o immagina quest’impegno?

Nella testata del mio blog ho scritto: «Pollino, il parco un sogno». Il parco, infatti, è un sogno per il Pollino e per me, che ci vivo. Per tradurre il sogno in realtà occorre, subito, «restituire il parco al Pollino», sconfiggendo finalmente la malefica iattura di voler «fare il parco, senza fare il parco»; occorre, poi, che il parco sia gestito e sia gestito come parco.

Quali sono i problemi più gravi e le priorità?

I problemi, che attendono di essere risolti, sono molti e, ovviamente, ora più che mai, tutti gravi ed urgenti.

Considero, però, fondamentale e, come tale, assolutamente prioritario che il parco si doti, anzitutto, del Piano, quale strumento irrinunciabile di governo del territorio. Nelle condizioni di difficoltà, comprese quelle derivanti dall’attuale crisi economica ed ambientale del pianeta, la cultura del piano deve consentire che i problemi del territorio, nelle sue componenti sia naturali sia antropiche, siano ricondotti ad una strategia generale e siano, al tempo stesso, risolti in modo immediato ed efficace. Davanti all’urgenza di rispondere adeguatamente ai fabbisogni del territorio, traducendo gli obbiettivi in risultati, l’efficacia del piano, insieme alla sua qualità, sono una esigenza imprescindibile. Grande attenzione va riservata, perciò, agli strumenti e ai progetti attuativi, con i quali il parco può passare dalle finalità istituzionali alla loro gestione.

Il parco è, infatti, un ente «dedicato»; le sue finalità istituzionali sono la tutela attiva e lo sviluppo compatibile. L’azione più rilevante dovrà essere orientata, quindi, verso la promozione di quella «economia del parco», che consente alla conservazione, tutela e valorizzazione delle risorse naturali, ambientali, socio-economiche, culturali ed umane di accedere ai vantaggi intrinseci del «valore aggiunto», di cui possono godere tutte le attività tradizionali esistenti sul territorio, compatibili e coerenti con i contenuti e le modalità del piano.

(La foto è di Giuseppe Cosenza)