Ecco la classifica dei grandi inquinatori

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E mentre l’Italia chiede comprensione all’Ue autorizza altre tre centrali a carbone che faranno aumentare le emissioni  di ulteriori 30 milioni di tonnellate

Silvio Berlusconi ha cercato di trattare con l’Unione europea per ottenere maggiori quote di CO2. Greenpeace spiega perché e fa i nomi di chi c’è dietro questa mossa. L’associazione ambientalista pubblica oggi in esclusiva la classifica 2009 delle emissioni di gas serra dei maggiori gruppi industriali in Italia soggetti alla direttiva europea sull’Emission Trading, il sistema europeo di scambio della CO2. La classifica di Greenpeace mostra chiaramente chi rispetta le regole e chi no. Per il terzo anno consecutivo, l’Enel guadagna il primo posto tra i «grandi inquinatori».

«Complessivamente le industrie italiane hanno superato i permessi di emissione per nove milioni di tonnellate di CO2, ma bisogna fare dei distinguo – spiega Francesco Tedesco, responsabile campagna energia e clima di Greenpeace -. Lo sforamento si deve solamente ai settori del termoelettrico e della raffinazione. Altri settori, invece, hanno rispettato i tetti».

Enel si conferma il primo «grande inquinatore» con oltre 44 milioni di tonnellate di CO2. Circa un terzo delle emissioni del gruppo si deve all’impianto di Brindisi, la più grande centrale a carbone in Italia nonché primo impianto per emissioni di gas serra, con 14,9 milioni di tonnellate. In totale l’industria italiana ha emesso nel 2008 circa 220 milioni di tonnellate di CO2, registrando una riduzione netta di sei milioni di tonnellate rispetto al 2007, probabile conseguenza della crisi.

«Sebbene questo risultato sia positivo, la politica energetica dell’Italia – denuncia Tedesco – va nella direzione opposta alla riduzione delle emissioni di CO2». Recentemente il Governo ha infatti rilasciato autorizzazione per tre nuove centrali a carbone che faranno aumentare le emissioni dell’Italia di ulteriori 30 milioni di tonnellate. Una strategia che porterà l’Italia fuori dagli obiettivi europei al 2020, e a sostenere il peso delle conseguenti sanzioni.

«Il governo autorizza nuove centrali a carbone e poi chiede all’Europa di rinegoziare gli impegni presi – osserva Tedesco – si tratta di un comportamento ipocrita per difendere gli interessi di gruppi industriali che non hanno alcuna intenzione ad avviare una rivoluzione energetica pulita, ma continuare a inquinare come se niente fosse. A risentirne, a pochi giorni dal vertice delle Nazioni Unite sul clima, è ancora una volta l’immagine dell’Italia a livello internazionale».

Oltre alla classifica dei gruppi industriali, i dati di Greenpeace mostrano anche quali sono gli impianti più inquinanti in termini di CO2. Al fianco della centrale Enel di Brindisi, anche l’Ilva di Taranto e gli stabilimenti dell’Edison, sempre a Taranto.

(Fonte Greenpeace)