Confermato: no allo sfruttamento della salina

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Il Wwf si dichiara parzialmente soddisfatto, l’azione legale continua per salvaguardare l’ultima riserva idrica della bassa Val di Cecina

Pochi giorni fa il Consiglio di Stato ha depositato la sentenza con cui conferma la precedente sentenza del Tar della Toscana del luglio 2007. Parliamo della sentenza con cui il Tar annullò i decreti di rinnovo delle concessioni minerarie rilasciati dalla Regione Toscana ad Atisale; concessioni minerarie che Atisale intendeva sfruttare di concerto con la multinazionale Solvay.

Si ricorderà il famoso accordo tra Solvay e gli ex Monopoli di Stato con cui Solvay si impegnava ad estrarre la salamoia per la Salina di Stato e in cambio si aggiudicava il diritto di estrarre il sale dalle concessioni della Salina ad un ritmo 20 volte superiore. Un accordo che negli anni è stato definito in tutti i modi possibili: dall’accordo necessario per la tutela dei lavoratori della Salina che nel frattempo sono invece diminuiti drasticamente, all’accordo sciagurato come da definizione dell’allora futuro assessore regionale all’ambiente quando era soltanto consigliere regionale (salvo cambiare radicalmente opinione appena nominato assessore).

Ma questa battaglia non è ancora finita: il Tar nel 2007 infatti ha annullato i decreti di rinnovo per l’assurdità della prescrizione dell’invaso idropotabile, ma non ha annullato la Via del 2004 che prevedeva anche un invaso ad uso industriale nello stesso sito. «Oggi il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar -dichiara Marcello Demi Presidente Wwf Toscana- lasciando quindi inalterata la parte industriale del cosiddetto progetto Idros: un invaso che metterà a repentaglio la sottostante falda idrica. Non occorre avere una laurea per capire quanto sia assurdo quel progetto: Arpat, analisi alla mano, ci ha dimostrato che quella di Montescudaio è l’ultima riserva idrica di buona qualità della bassa Val di Cecina ed Ato e Asa, giustamente allarmati, si sono affrettati a chiederne la tutela. Ciononostante, la Regione Toscana, modificando nel 2008 (DGRT n.926 del 10/11/2008) la Via del 2004 poi bocciata dal Tar nel 2007, incredibilmente insiste nel volerci costruire sopra un invaso di 20 ettari profondo più di 10 metri per invasare l’acqua di piena del fiume Cecina».

«Sarà praticamente impossibile mettere in sicurezza quell’invaso e, se quel progetto andrà in porto, nel medio periodo la bassa Val di Cecina perderà anche l’ultima riserva idrica di qualità. La vertenza legale tuttavia continua: il Wwf ha impugnato sia la DGRT 926/2008 che i successivi decreti attuativi rilasciati nel frattempo dalla Regione Toscana in sostituzione di quelli annullati dal Tar nel 2007 e adesso anche dal Consiglio di Stato», ha aggiunto il Presidente Wwf Toscana.

Il Wwf ricorda:

– che il Tar annullò nel 2007 i decreti di rinnovo delle concessioni perché la Valutazione di Impatto ambientale (Via) del 2004, propedeutica e vincolante per i decreti, prevedeva prescrizioni incompatibili con qualsiasi logica degna di questo nome;

– che una di quelle prescrizioni imponeva a Solvay di realizzare un invaso nel comune di Montescudaio da riempire con acqua di piena del fiume durante l’inverno per poi darla successivamente (naturalmente potabilizzata) da bere ai cittadini della Val di Cecina.

Una prescrizione priva di ogni logica visto che proprio in quella zona esistevano, ed esistono tutt’oggi, pozzi di acqua di ottima qualità che portano acqua per uso industriale allo stabilimento di Rosignano. Il Wwf ricorda lo slogan coniato allora dalla Spalletta di Volterra: «Acqua pulita alla Solvay e acqua sporca ai cittadini». L’assurdità di quella prescrizione era tale che le associazioni ambientaliste ebbero gioco facile nell’impugnare quella delibera di Via e i successivi decreti attuativi.

«È importante ricordare, per giustizia nei confronti di chi ha sostenuto l’azione delle associazioni – ha concluso il Presidente Wwf Toscana – che se oggi i cittadini della Val di Cecina non sono obbligati a bere acqua di piena del fiume Cecina (ancorché potabilizzata) lo si deve sicuramente alle associazioni, ma anche, e forse soprattutto, a quanti (singoli cittadini e forze politiche) hanno contribuito alla copertura delle spese legali. Ci teniamo a ricordarlo perché abbiamo letto più volte sui quotidiani del presunto stralcio di quella assurda prescrizione da parte degli enti locali, ma così non è stato. Sono stati necessari due ricorsi al Tar, un ricorso al Consiglio di Stato e 5 anni di lavoro delle associazioni per giungere a questo risultato tutt’altro che scontato».

«Quello che nel ?97 è stato reclamizzato come un toccasana per la Salina di Stato si è rivelato essere quello che invece avevano intuito comitati e associazioni: una colossale illusione».

(Fonte Wwf Toscana)