Clima – Manca il 10% per raggiungere l’obiettivo dei 2°C

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Nelle proposte per Copenhagen i Paesi sviluppati dovrebbero aumentare i loro obiettivi di riduzione per il 2020 di almeno 6-10 punti percentuali

Le attuali proposte per Copenhagen per ridurre le emissioni da parte dei paesi industrializzati, inclusi gli Stati Uniti, non sono ancora sufficienti per limitare il riscaldamento globale ad un incremento di 2°C. Questo obiettivo è stato riconosciuto dal G8 lo scorso Luglio. Richiederebbe una riduzione nelle emissioni di gas-serra dal 25 al 40% entro il 2020, avendo come riferimento i livelli del 1990, mentre le attuali proposte porterebbero una riduzione dal 10 al 15%.

I Paesi sviluppati, come gruppo, dovrebbero aumentare i loro obiettivi di riduzione per il 2020 di almeno 6-10 punti percentuali, per poter raggiungere l’obiettivo dei 2°C. I costi globali sarebbero limitati allo 0,2% del prodotto interno lordo nel 2020.

Sono queste le conclusioni del documento «Pledges and Actions, a scenario analysis of mitigation costs and carbon market impacts for developed and developing countries» (Promesse ed Azioni, un’analisi di scenario dell’abbattimento dei costi e degli impatti del mercato del carbonio per paesi industrializzati ed in via di sviluppo), sviluppato dall’Agenzia olandese di Valutazione ambientale e pubblicato ieri.

L’obiettivo dei 2°C. Secondo la Comunità europea e il G8, il riscaldamento globale dovrebbe essere limitato a 2°C, in confronto ai livelli pre-industriali. Le proposte attuali della Comunità europea, degli Stati Uniti e del Giappone, sono inferiori di circa 5-15% rispetto a ciò che è necessario per raggiungere questo obiettivo, le promesse canadesi sono più basse del 25% e quelle di Russia e Ukraina sono addirittura più basse del 35% rispetto a quanto necessario. Gli Stati Uniti non hanno ancora sottoposto una proposta di riduzione formale. Basandosi sul Climate security act (Legge sulla Sicurezza del Clima), lo studio assume un tetto alle emissioni dello 0-3% inferiore rispetto ai livelli del 1990, entro il 2020.

Mercato del carbonio ed abbattimento dei costi. Secondo le attuali proposte, la stima dell’abbattimento annuale dei costi, includendo anche il finanziamento della riduzione delle emissioni dovute alla deforestazione e al degrado forestale nei paesi industrializzati, per le regioni in via di sviluppo, potrebbe variare tra i 18 e i 38 miliardi di dollari (US) nel 2020. Assumendo una riduzione dal 4 all’8%, al di sotto dei livelli basali, entro il 2020, i Paesi in via di sviluppo guadagnerebbero dai 3 ai 5 miliardi di dollari. Per raggiungere l’obiettivo dei 2°C, i costi sarebbero di 138 miliardi di dollari per i Paesi industrializzati e 40 miliardi di dollari per i Paesi in via di sviluppo. Con le proposte attuali, come anche nello scenario che punta ai 2°C, i paesi industrializzati saranno ancora in grado di avere benefici dal commercio del carbonio, con entrate stimate dai 15 ai 60 miliardi di dollari. Se si tenesse in conto anche la crisi economica, l’abbattimento dei costi sarebbe considerevolmente inferiore.

Deforestazione e degrado forestale. La deforestazione è una delle fonti primarie di emissione di CO2 e porta ad una perdita di biodiversità e degrado del suolo. Il finanziamento della riduzione delle emissioni per via della deforestazione e del degrado forestale nei Paesi in via di sviluppo (programma «Redd» delle Nazioni Unite) tende a proteggere le foreste. Unitamente questo aiuta all’abbattimento dei costi per i paesi industrializzati in quanto è relativamente economico, e genera un’entrata per i Paesi in via di sviluppo. Dato il presupposto che i paesi industrializzati finanzieranno l’80% delle attività del programma Redd nei paesi in via di sviluppo a prezzi di mercato stabiliti dal Redd stesso, i costi si aggirerebbero attorno ai 18 miliardi di dollari per i Paesi industrializzati, mentre i Paesi in via di sviluppo guadagneranno circa 4 miliardi di dollari entro il 2020, nonostante il loro contributo del 20% alle spese. Questo porterebbe ad un dimezzamento delle emissioni da deforestazione, e sostanzialmente aiuterebbe a diminuire la discrepanza tra le attuali proposte e ciò che è necessario per raggiungere l’obiettivo dei 2°C.

Aria calda. Le stime delle emissioni fino al 2020 in Russia e Ukraina sono più basse delle promesse di riduzione che queste regioni hanno proposto per il prossimo incontro a Copenhagen. Questo significa che potrebbero vendere un surplus di crediti di emissione senza ridurre alcuna emissione di gas-serra. Questo surplus è chiamato «aria calda». Se venduto, porterebbe ad un abbassamento del prezzo del carbonio, ma non ad un’effettiva diminuzione di emissioni di gas-serra. Se la Russia e l’Ukraina non volessero commercializzare la loro «aria calda», le riduzioni complessive dei paesi industrializzati salirebbero di percentuali comprese dai 10-15 ai 14-19 punti percentuali al di sotto dei livelli del 1990, entro il 2020.

Scenario su un impegno comparabile per raggiungere l’obiettivo dei 2°C. Questi dati sono stati calcolati dall’Agenzia olandese di valutazione ambientale con l’aiuto di uno scenario. Questo scenario, chiamato di impegno comparabile, assume impegni comparabili da parte di Paesi in circostante simili, per raggiungere l’obiettivo dei 2°C. In questo scenario, le emissioni da parte dei Paesi industrializzati, come gruppo, dovrebbero essere, nel 2020, inferiori del 30% rispetto a quelle del 1990. I Paesi più avanzati tra quelli in via di sviluppo dovrebbero ridurre le loro emissioni del 20% al di sotto dei loro valori di base (senza politiche climatiche) e quelli ad un livello inferiore di sviluppo del 10%. I Paesi meno sviluppati sarebbero esonerati da qualsiasi impegno legale per la riduzione di emissioni, fino al 2020. L’abbattimento dei costi per i paesi industrializzati sarebbe dello 0,24% del Pil nel 2020, e per i Paesi in via di sviluppo sarebbe dello 0,18%, escludendo possibili ulteriori finanziamenti.

I risultati dell’Agenzia olandese di valutazione ambientale sono coerenti con l’analisi presentata la scorsa settimana dall’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi applicati (Iiasa) e confermano che, anche qualora le promesse di riduzione fossero interpretate nella maniera più ottimista, collettivamente alle proposte mancano dai 25 ai 40 punti percentuali di riduzione per raggiungere l’obiettivo fissato a Bali. Questo report è stato sviluppato grazie all’importante contributo del Centro di ricerca sull’energia dei Paesi Bassi.