Per il Wwf entro il 2014 sarà necessario costruire un’architettura industriale a basse emissioni di carbonio, oltre non sarà possibile rientrare negli obiettivi di riduzione del carbonio
Il mondo ha solo 5 anni per dare il via alla nuova rivoluzione industriale a basse emissioni di carbonio: se si andrà oltre il 2014, infatti, il limite dei tassi di crescita industriale comporterà l’impossibilità per le economie di mercato di rientrare negli obiettivi di riduzione del carbonio necessari per mantenere il riscaldamento globale entro i 2°C e di arginare un cambiamento climatico dilagante. Ma la buona notizia è che questa rivoluzione è possibile e i benefici sul lungo termine saranno enormi, come mostrato nel rapporto «Climate Solutions 2. Soluzioni per il Clima», presentato oggi a livello mondiale dal Wwf e commissionato alla società Climate Risk che da tempo lavora sul cambiamento climatico e la programmazione economica.
«Il rapporto Climate Solutions spiega molto chiaramente che dobbiamo iniziare subito a cambiare rotta verso una nuova economia a basso contenuto di carbonio, perché possa avviarsi la più rapida trasformazione economica e industriale mai registrata. La trasformazione richiederà una crescita in settori chiave dell’industria (come produzione di energia pulita, efficienza energetica, agricoltura a basse emissioni di carbonio e silvicoltura sostenibile) di almeno il 20 per cento l’anno, oltre il trend in atto, per diversi decenni. I modelli contenuti nel rapporto mostrano come possiamo mantenere questi tassi di crescita dell’economia pulita, ma è chiaro anche che questa sarà la più veloce rivoluzione industriale nella storia umana – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia -. Il rapporto rivolge un appello concreto e urgente ai leader del pianeta in vista della Conferenza sul Clima di Copenhagen: la finestra di opportunità per affrontare il cambiamento climatico si sta rapidamente chiudendo. Il tempo per giocare a fare politica con il nostro futuro è terminato da un pezzo».
Agire subito su tutti i fronti
Secondo il rapporto la via da seguire è un’azione contemporanea sulle emissioni di gas serra in tutti i settori, con misure di mercato supportate da un’ampia serie di altre misure come gli standard per l’efficienza energetica, le tariffe «feed-in» per le energie rinnovabili (dove il produttore nazionale acquista energia dal produttore privato a un tasso garantito), l’abolizione dei sussidi perversi nell’utilizzo di combustibili fossili.
Per attuare questa trasformazione a partire dal 2010, l’industria pulita ed efficiente dovrà crescere di circa il 20% ogni anno per diversi decenni, ma ogni anno di ritardo farà salire i costi e renderà l’azione contro i cambiamenti climatici sempre più difficile. Occorre agire su tutti i settori, perché fare affidamento su un unico meccanismo comporterà l’impossibilità di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Le industrie che si adegueranno in ritardo, dovranno poi crescere molto più velocemente e saranno colpite più duramente da vincoli delle risorse disponibili, del lavoro e delle competenze. Oggi su venti industrie solo tre stanno compiendo il passaggio alla nuova economia a una velocità sufficiente.
Le industrie chiave della nuova rivoluzione
Le industrie che guideranno la trasformazione sono la produzione di energia rinnovabile, la cattura e lo stoccaggio del carbonio, l’efficienza energetica, l’agricoltura a basse emissioni e la gestione forestale sostenibile. Con questa nuova rivoluzione industriale avviata e sostenuta da un forte quadro politico tutte le energie rinnovabili potranno diventare competitive con i combustibili fossili tra il 2013 e il 2025, una stima per difetto che si basa solo su un aumento del 2% del prezzo dei combustibili fossili e non contempla un eventuale prezzo per il carbonio, non ancora definito da un accordo globale.
«Questa analisi mostra che possiamo vincere la lotta contro il cambiamento climatico trasformando contemporaneamente tutti i settori delle nostre economie, creando ambiti di investimenti a lungo termine che non cercano ritorni immediati e concentrandoci sui settori industriali chiave – ha detto Mariagrazia Midulla -. A differenza del carbone, il vento, il mare e il sole costeranno sempre quanto costano oggi, domani e nel futuro, e possono essere la base per un mondo più pulito, in cui le riserve energetiche saranno più sicure e nel quale avremo maggiori possibilità di prevenire cambiamenti climatici catastrofici che potrebbero minacciare le nostre città, le nostre riserve di cibo e l’ambiente naturale da cui da sempre dipendiamo».
Quanto costa
Il rapporto «Climate Solutions 2» calcola che a livello globale gli investimenti necessari dovrebbero essere pari a 17mila miliardi di dollari entro il 2050, ovvero meno del 15% dei fondi attualmente gestiti dagli investitori istituzionali. I ritorni da questo investimento dovrebbero rientrare nelle tasche degli investitori a partire dal 2027 e in alcuni casi anche prima. Per le energie rinnovabili, l’investimento complessivo a livello globale entro il 2050 sarebbe pari a 7mila miliardi di dollari, con ritorni economici pari a sei volte tanto.
(Fonte Wwf)