Clima – Una settimana intensa di incontri

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Ecco le decisioni di consiglio Economia e Finanza, consiglio Ambiente e sessione della commissione Ambiente del Parlamento europeo

Questa settimana è stata densa di impegni sul fronte dei cambiamenti climatici a livello europeo, con: il consiglio Economia e Finanza, il consiglio Ambiente e la riunione della commissione Ambiente del Parlamento europeo.

In particolare, i ministri dell’Economia e delle Finanze e i ministri dell’Ambiente dell’Ue dovevano riunirsi questa settimana nei rispettivi Consigli per contribuire alla definizione della posizione dell’Ue sugli aspetti finanziari inerenti ad un futuro accordo internazionale sul clima post-2012, quando termina il primo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto, in vista della conferenza in dicembre a Copenhagen nell’ambito dell’Unfccc dove si dovrebbe raggiungere tale accordo.

La tematica, di cui tali Ministri condividono la responsabilità, sarà un elemento importante del prossimo Consiglio Europeo, che si svolgerà il 29-30 ottobre.

Consiglio economia e finanza (Ecofin)

Il Consiglio Ecofin avrebbe dovuto adottare Conclusioni sui finanziamenti internazionali della risposta mondiale ai cambiamenti climatici, in vista della conferenza di Copenhagen. Tuttavia, non essendo stato raggiunto un accordo, le Conclusioni adottate riportano solo il fatto che sono avvenute discussioni in merito, nell’ambito della preparazione sia del prossimo Consiglio europeo, sia del prossimo incontro dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali dei Paesi del G?20, che si terrà a St Andrews (Regno Unito) il 6?7 novembre.

Consiglio ambiente (Envi)

Posizione dell’Ue in vista della conferenza di Copenhagen.

Le Conclusioni sulla posizione dell’Ue in vista della conferenza di Copenhagen adottate dal Consiglio Ambiente si basano sulle due Comunicazioni della Commissione europea: «Verso un accordo globale sui cambiamenti globali a Copenhagen» e «Aumentare i finanziamenti internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici: un progetto Europeo per l’accordo di Copenhagen». Tra le altre cose, il Consiglio:

Mitigazione

  • chiede che l’accordo di Copenhagen faccia proprio il limite dei 2°C dell’Ue e richieda una riduzione delle emissioni mondiali di gas serra di almeno il 50% nel 2050, rispetto ai livelli del 1990, con una riduzione delle emissioni di gas serra aggregate dei Paesi industrializzati dell’80-95% nello stesso periodo;
  • ribadisce l’impegno assunto dall’Ue ad aumentare il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni al 30% nel 2020 rispetto al 1990, nell’ambito di un accordo ambizioso, purché gli altri Paesi industrializzati e in via di sviluppo più avanzati si impegnino similmente o adeguatamente, e invita tali Paesi a presentare proposte più ambiziose di obiettivi o azioni di mitigazione, rispettivamente, prima della conferenza di Copenhagen;
  • sottolinea che l’Ue è sulla buona strada per raggiungere i propri obiettivi nell’ambito del Protocollo di Kyoto;
  • conferma che l’accordo di Copenhagen dovrebbe comprendere anche obiettivi di riduzione delle emissioni da trasporto aereo e marittimo internazionale, da stabilire insieme all’Organizzazione marittima internazionale (International Maritime Organization, Imo) e all’Organizzazione internazionale per l’aviazione civile (International Civil Aviation Organization, Icao), considerando che, a fini negoziali, l’Unfccc dovrebbe stabilire come obiettivi mondiali: ?10% per il settore dell’aviazione internazionale e ?20% per il settore marittimo internazionale nel 2020 sotto ai livelli del 2005;

Adattamento

  • ribadisce la proposta dell’Ue di creare un Quadro d’Azione per l’Adattamento (Framework for Action on Adaptation, Faa) nell’ambito del futuro accordo, per costruire in tutto il mondo società più resilienti al clima, attraverso azioni di adattamento efficaci, nel più ampio contesto dello sviluppo sostenibile;
  • conferma il sostegno all’istituzione di un «Quadro Mondiale per i Servizi Climatici» (Global Framework for Climate Services) decisa dalla Terza Conferenza mondiale sul Clima (World Climate Conference-3 – WCC-33) per «rafforzare la produzione, la disponibilità, l’attuazione e l’applicazione di proiezioni e servizi climatici su base scientifica»;
  • sottolinea la necessità di aumentare i finanziamenti per l’adattamento ai cambiamenti climatici dei Paesi in via di sviluppo, «a partire da quelli particolarmente vulnerabili agli effetti avversi dei cambiamenti climatici, e specialmente gli Stati delle piccole isole in via di sviluppo, i Paesi meno sviluppati e quelli Africani, soggetti a siccità, desertificazione e inondazioni»; afferma inoltre, che tali finanziamenti dovrebbero essere forniti in base alle «necessità urgenti identificate dai Programmi nazionali di Azione per l’Adattamento (National Adaptation Programmes of Action, Napa) e da altri documenti»;
  • propone di documentare i contributi finanziari forniti o ricevuti per l’adattamento nelle Comunicazioni Nazionali;

Riduzione delle emissioni derivanti da deforestazione e degrado delle foreste (reducing deforestationa and forest degradation, Redd), Redd più conservazione delle foreste (Redd+), Lulucf, Periodi di impegni

  • sulla Redd, sostiene un approccio in più fasi che comprenda: (fase preparatoria) lo sviluppo di strategie di Redd+ e la predisposizione di inventari forestali nazionali, (seconda fase) misure di governance forestale, e.g. la conservazione della biodiversità, e (terza fase) meccanismi per la valutazione delle riduzioni delle emissioni;
  • sul Lulucf, sottolinea l’importanza delle relative regole nel promuovere le azioni di mitigazioni e rileva la permanenza di aspetti ancora da chiarire;
  • sui Periodi di impegni, sottolinea l’importanza di revisioni periodiche degli impegni e delle azioni, compresa una revisione esaustiva nel 2016 dopo la pubblicazione dell’AR5 dell’Ipcc;

Strategie di sviluppo/Piani di crescita a basso tenore di carbonio Llow carbon development strategies/growth plans – Lcds/Lcgp)

  • chiarisce che tutti i Paesi tranne quelli meno sviluppati dovrebbero sviluppare strategie di sviluppo nazionali a basso tenore di carbonio, e che la Comunità Europea e i suoi Stati Membri le prepareranno sulla base del pacchetto energia-clima4;
  • propone che i Paesi in via di sviluppo presentino inventari nazionali delle emissioni, possibilmente su base annuale e a partire dal 2011;

Mercato del Carbonio

  • sottolinea l’importanza del mercato del carbonio e dei sistemi cap ? e ribadisce le proposte di creazione di un mercato esteso per i Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Organisation for Economic Co?operation and Development, Oecd) e di collegarlo con i mercati dei Paesi in via di sviluppo più avanzati, compresa la creazione di meccanismi di mercato specifici settoriali; l’accordo di Copenhagen dovrebbe specificare gli obiettivi del processo di creazione di questi ultimi;

Finanze

  • riconoscendo la necessità di aumentare «gradualmente ma significativamente» i flussi finanziari pubblici e privati per i Paesi in via di sviluppo, ritiene che «un elemento essenziale del futuro accordo sarà la progettazione di un sistema istituzionale più efficiente»;
  • sostiene l’istituzione di un forum di alto livello che, tra le altre cose, fornisca una panoramica dei finanziamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo e propone che esso operi sotto la guida dell’Unfccc;
  • propone di stabilire un meccanismo di coordinazione per assicurare la trasparenza degli sforzi di mitigazione e facilitare il soddisfacimento delle necessità individuate nei Lcds/Lcgp;

Tecnologie

  • propone che i Paesi in via di sviluppo conducano una valutazione delle proprie necessità tecnologiche e le dichiarino nei loro Lcds/Lcgp;
  • sottolinea l’importanza di creare in tutti i Paesi incentivi per il coinvolgimento del settore privato nella cooperazione tecnologica;

Aspetti legali

  • ritiene che la miglior forma legale di un futuro accordo sarebbe un «singolo strumento legalmente vincolante»;
  • sottolinea l’importanza di un regime di verifica della conformità/adempienza forte ed efficace.

Verso un’economia «ecoefficiente»

Nell’ambito della discussione sulla continuazione della Strategia di Lisbona dell’Ue per la crescita economica sostenibile e il lavoro dopo il 2010, il Consiglio Ambiente ha adottato delle Conclusioni in cui concorda di accelerare la transizione verso un’economia «eco-efficiente», che migliori il benessere sociale e riduca l’impatto ambientale.

Il termine «eco-efficiente» si riferisce ad un’economia «sostenibile, a basso tenore di carbonio ed efficiente nell’uso delle risorse naturali», basata su una produzione sostenibile e su sistemi di abitazione e trasporto più sostenibili. Essa costituisce una priorità per la Presidenza Svedese dell’Ue. Il Consiglio ha evidenziato, tra le altre cose, che il suddetto processo di transizione può essere accelerato spostando il bersaglio delle entrate per il bilancio nazionale dal lavoro e le imprese all’uso delle risorse naturali e all’energia, e alle attività che generano impatti ambientali negativi, attraverso una «tassa verde». Gli Stati Membri sono esortati a valutare delle riforme per attuare tale spostamento.

La Commissione europea ha apprezzato il lavoro compiuto dal Consiglio di chiarimento della posizione dell’Ue per la conferenza di Copenhagen, che comunque sarà completato dal Consiglio Europeo del 29-30 ottobre, al quale saranno inviate le Conclusioni di questa settimana.

Commissione ambiente del Parlamento europeo

Secondo la Commissione ambiente del Parlamento europeo, che si è riunita il 19 ottobre, per raggiungere un accordo internazionale ambizioso a Copenhagen saranno necessari: obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra sia per i Paesi industrializzati, sia per i Paesi in via di sviluppo, impegni finanziari e sanzioni per l’inadempienza. Più precisamente, la bozza di risoluzione approvata comprende le seguenti proposte:

  • i Paesi industrializzati riducano le loro emissioni collettive in modo significativo (vicino ai valori più alti della scala compresa tra il 25 e il 40% entro il 2020 rispetto al 1990 e di almeno l’80% nel 2050 rispetto al 1990);
  • i Paesi in via di sviluppo limitino la crescita delle loro emissioni complessive al 15-30% sotto lo scenario business as usual;
  • gli obiettivi siano revisionati ogni cinque anni;
  • il contributo collettivo dell’Ue agli sforzi di mitigazione e alle necessità di adattamento dei Paesi in via di sviluppo non dovrebbe essere inferiore a 30.000 milioni di ? all’anno nel 2020;
  • sia gli obiettivi di riduzione delle emissioni, sia gli impegni finanziari devono essere soggetti ad un regime di verifica dell’adempimento più rigido, compresi sistemi di allerta e sanzioni.

(Fonte Focal Point Ipcc per l’Italia)