Quale nucleare a questi costi?

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Una cosa è chiara ed unisce nuclearisti ed antinuclearisti: il costo per la realizzazione ed avvio di una centrale nucleare è talmente alto da annullare il beneficio dell’energia producibile. Detto questo le divisioni tra esperti seduti intorno al tavolo sono su tutto il resto. L’occasione di parlare di nucleare è a Rimini, nell’ambito della III edizione di Key Energy il salone dell’energia che si tiene all’interno di Ecomondo, dove si è svolto l’incontro dal tema «C’è un futuro per il nucleare in Italia?».

«L’Italia che vuole impiantare centrali nucleari va in controtendenza rispetto ai paesi occidentali – spiega il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -e comunque dovrebbe risolvere prima i problemi culturali e tecnici che una scelta del genere comporta».

«Alla proposta di impiantare 4 o 8 centrali nucleari di terza generazione in Italia le Regioni hanno già dato parere negativo – sottolinea Edgardo Curcio, presidente Associazione italiana economisti dell’energia – e comunque le scale temporali di produzione non rendono competitivo l’investimento: secondo una nostra proiezione impiantando oggi 5 reattori nel 2030 potrebbero produrre il 15% del fabbisogno energetico nazionale, a fronte del 22% di rinnovabili».

«Il vero problema del nucleare – dice Massimo Scalia, professore della Sapienza di Roma – è trovare un investitore disponibile a impegnare capitali ingenti a fronte di un ritorno economico da avere dopo almeno 20 anni, stiamo parlando di almeno 30 miliardi di euro per mettere in opera 4 reattori».

Le previsioni governative (ma anche qui i relatori non si sono trovati tutti concordi) parlano di abbattere il 25% di consumi di energia elettrica entro il 2025-’30, solo che già oggi nella «torta energetica» la fonte elettrica rappresenta in Italia meno del 25% a fronte di un approvvigionamento che per il 59% proviene dal gas. Quindi a conti fatti si dovrebbero spendere miliardi di euro (sulla cui cifra gli esperti sono solo d’accordo che è di alcune decine di miliardi) per produrre il 5-6% di energia per il fabbisogno nazionale…

E se cifre minori supportassero lo sviluppo di rinnovabili?

 

R. V. G.