In avvio il decreto per il monitoraggio e reimpiego dei Pfu

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L’obiettivo più generale sarà di valorizzare un materiale prezioso versatile e dalle potenzialità di riutilizzo, oggi ancora largamente disperso nell’ambiente ed esposto al rischio di incend

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Parte anche in Italia un sistema nazionale integrato per monitoraggio, raccolta, trattamento e reimpiego degli Pneumatici fuori uso (Pfu). L’annuncio è stato dato oggi a Ecomondo, nel corso del convegno promosso da Ecopneus – la società creata dai principali marchi leader del mercato dei penumatici in Italia – cui hanno partecipato tutti gli attori del settore insieme al ministero dell’Ambiente: Corrado Scapino – presidente Fise-Unire, Fazilet Cinaralp – Segretario Generale Etrma, European tyre & Rubber manufacturers association, Ettore Musacchi – presidente Consorzio Argo, Roberto Quaranta – presidente Assorigom, Renzo Servadei – segretario generale federpneus, Paola Ficco – Responsabile attività normativa Fondazione sviluppo sostenibile, Salvatore Di Carlo – responsabile Elv fiat group automobiles.

Nel corso del convegno Massimo Lepri, membro della Segreteria tecnica del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha annunciato l’ormai prossima emanazione del decreto, avviato alle fasi conclusive dell’Iter formale previsto.

Il sistema che sarà attuato è fondato sul principio della «responsabilità del produttore», secondo il quale le aziende che producono o importano e distribuiscono pneumatici sono responsabili della raccolta e recupero del prodotto a fine vita, un approccio che in Europa ha già portato a risultati importanti di recupero di questo prezioso materiale.

I produttori/importatori saranno dunque tenuti ogni anno a gestire (assicurando raccolta, trasporto, recupero e smaltimento) una quantità di Pfu equivalenti a quanto immesso nel mercato del ricambio nell’anno precedente.

Entro il 31 dicembre 2010 dovrà essere controllato dal sistema almeno il il 35% dei Pfu immessi nel mercato; entro il 31 dicembre 2011 dovrà essere raggunto il target del 100%.

Il sistema sarà finanziato attraverso un contributo ambientale (comma 2, articolo 228 del d.lgs. 152/06) che, come avviene già oggi, sarà pagato al momento dell’acquisto dei nuovi pneumatici; l’importo sarà indicato in modo trasparente e chiaro sulla fattura di acquisto.

Si tratterà di un sistema senza fini di lucro, che punta ad una progressiva ottimizzazione di tutti i costi di sistema. Eventuali risorse disponibili saranno destinate ad attività negli anni successivi, e, per il 30%, potranno essere utilizzate dal ministero dell’Ambiente per la bonifica e recupero di siti dove esistono stock storici abbandonati, una realtà presente un pò in tutta Italia.

Nel corso del convegno, Giovanni Corbetta, direttore generale Ecopneus, ha illustrato gli obiettivi prioritari sui quali sarà impegnato il sistema Ecopneus: «anzitutto combattere l’illegalità, raccogliendo alla fonte, controllando le destinazioni e monitorando ogni passaggio del sistema; quindi incrementare il recupero di materiale, sviluppando nuove applicazioni; commplessivamente, dunque, riequilibrare il tutto attivando controlli efficaci».

L’obiettivo più generale sarà quello di valorizzare un materiale prezioso versatile e dalle eccellenti potenzialità di riutilizzo, quale è lo pneumatico fuori uso, oggi ancora largamente disperso nell’ambiente ed esposto al rischio di incendi.

Ad oggi, il sistema è gestito in base ad accordi tra società private, non inseriti né stipulati sulla base di un indirizzo nazionale, ma affidati a contratti individuali. Ciò rende difficile calcolare quanti Pfu vengono generati ogni anno in Italia: secondo Ecopneus, sono circa 350mila tonnellate, un numero stimato tenendo conto di varie fonti legate al settore. Di questo totale, circa la metà è destinato al recupero energetico; circa il 20%, invece, viene recuperato come materia prima seconda impiegata in numerosi utilizzi urbani ed industriali (dato pari alla metà della media Europea); la quota restante viene assorbita da traffici e pratiche illegali o comunque incontrollate.

Appare dunque evidente che l’assenza di sistema integrato di gestione a livello nazionale ha generato una situazione caratterizzata dalle seguenti criticità:

– Mancato controllo sui flussi di questo materiale a fine vita;

– Insufficiente implementazione di utilizzi del Pfu;

– Assenza di una razionalizzazione tra le varie componenti del sistema (raccolta, trasporto, recupero).

Assicurare la raccolta e invio a recupero del 100% dei Pfu in Italia, renderà dunque disponibile una materia prima seconda preziosa, permetterà il consolidamento e sviluppo di un intero settore industriale (dati su aziende oggi) e potrà prevenire gravi rischi ambientali.

(Fonte Ecopneus)