Bhopal – Dopo 25 anni nessuno ha pagato

661
Tempo di lettura: 2 minuti

Ad iniziativa di Amnesty International e Greenpeace è giunto a Milano il «Bhopal Bus Tour». Attivisti hanno dimostrato di fronte alla sede legale della Dow Chemical Company

Questa mattina il «Bhopal Bus Tour» è arrivato a Milano. La delegazione dei sopravvissuti al disastro ambientale di Bhopal, insieme ad attivisti di Amnesty International e Greenpeace, ha dimostrato di fronte alla sede legale della Dow Chemical Company, l’azienda che oggi controlla la Union Carbide, proprietaria dello stabilimento al tempo dell’incidente. Gli attivisti hanno effettuato un «clean up», muniti di tute bianche e scopettoni. Ha fatto seguito l’incontro con la stampa nel centro di Milano sul Bhopal Bus.
«Oggi oltre 100.000 persone, esposte alle esalazioni tossiche e alla contaminazione del terreno e dell’acqua di Bhopal, continuano a soffrire e tanta gente muore prematuramente. La Union Carbide e la Dow Chemical continuano a evadere la giustizia e a evitare di assumersi ogni responsabilità legale per i danni causati a Bhopal», ha dichiarato Satinath Sarangi, fondatore del Gruppo d’informazione e azione su Bhopal e amministratore della Sambhavna Clinic di Bhopal.

«Da parte sua il governo indiano, interessato ad attrarre investimenti esteri, preferisce blandire le corporation statunitensi piuttosto che prendersi cura dei suoi cittadini avvelenati – ha proseguito Sarangi -. I 25 anni d’ingiustizia a Bhopal mandano un messaggio chiaro alle aziende: possono continuare a uccidere e ad avvelenare, facendola franca. Fare giustizia a Bhopal, invece, è fondamentale per proteggere il mondo dai crimini ambientali».

«Bhopal è un caso emblematico nel contesto della responsabilità delle aziende. Non è, infatti, soltanto una tragedia dei diritti umani del secolo scorso, ma rappresenta tuttora un triste esempio di come la legge protegga le imprese potenti ma spesso abbandoni a se stesse le persone che vivono in povertà – ha commentato Laura Renzi, coordinatrice della campagna “Io pretendo dignità” della Sezione Italiana di Amnesty International -. A distanza di 25 anni, gli abitanti di Bhopal non sono mai stati in grado di rivendicare i propri diritti e continuano a soffrire per le conseguenze del disastro».

«L’ambiente è ancora fortemente contaminato e la gente di Bhopal continua ad ammalarsi. A distanza di 25 anni, le promesse sono aumentate ma i fatti no – sostiene Federica Ferrario, campaigner di Greenpeace Italia -. Troppo spesso multinazionali come la Dow Chemical evitano di assumersi la responsabilità per i danni arrecati alla salute delle persone e all’ambiente. Le richieste dei sopravvissuti non possono più essere ignorate».

(Fonte Amnesty International Italia, Greenpeace Italia)