Uganda, la perla dell’Africa

1075
Tempo di lettura: 4 minuti

Una terra unica dove si concentrano risorse e bellezze straordinarie, ma dove si percepiscono anche i problemi del Continente Nero. Gli altri articoli sui parchi

Dopo aver visitato l’Austria come primo approccio alla scoperta di Natura e Aree protette nei vari Stati europei, il nostro instancabile viaggio per i Parchi del Mondo discende ora ai Tropici, balzando repentinamente nel cuore dell’Africa: e precisamente in Uganda, una terra unica dove si concentrano risorse e bellezze straordinarie, ma dove si percepiscono anche le realtà e i problemi del Continente Nero. Un Paese un po’ più piccolo dell’Italia, tutto da scoprire, ricoperto di grandi distese di foreste inviolate, rifugio del Gorilla, ma anche ricco di altri scenari inaspettati e di vita variopinta. Un Paese che oggi sta ponendo speciale attenzione alla salvaguardia del proprio patrimonio naturale, e che proprio per questo merita ogni considerazione e sostegno.

Il paradiso dei gorilla

Situato nel cuore dell’Africa Centrale, attraversato dall’Equatore, compreso tra le foreste dei vulcani Virunga e il grande lago Vittoria, l’Uganda è un vero scrigno di panorami diversi e di sorprese emozionanti, ricco di biodiversità e di terre remote ancora da esplorare. Ma è soprattutto famoso per i suoi Gorilla di montagna (nella foto accanto, N.d.R.), di cui ospita un nucleo importante di circa 300 individui (circa metà dell’intera popolazione tuttora sopravvivente), in gran parte protetti nel Parco Nazionale di Bwindi Impenetrable Forest, nell’estremo angolo sudoccidentale del Paese.

Confinando con Sudan, Kenya, Tanzania, Ruanda e Congo, racchiude nel suo territorio gli ambienti più diversi: savane e deserti, montagne e foreste, fiumi e laghi, dove prospera una delle faune più ricche e interessanti del Continente Nero. Dominano la scena grandi animali, come Elefante, Ippopotamo, Bufalo, Leone, Scimpanzé, Leopardo e Ghepardo, mentre il Rinoceronte bianco e quello nero, praticamente annientati dal bracconaggio nei periodi più bui, sono stati oggetto di vari tentativi di ripopolamento. Numerose le Antilopi e le Gazzelle, tra cui spicca il caratteristico Kobo dell’Uganda (nella foto accanto. N.d.R.), specie tipica delle zone a sud del Sahara, eletto ad elegante simbolo nazionale. Innumerevoli gli uccelli, dallo Struzzo all’Aquila pescatrice, dalla Gru coronata al Bucero abissino, dal grande Martin pescatore bianco e nero al buffo Becco a scarpa, una via di mezzo tra una Cicogna e un Pellicano, che si nasconde tra i fitti Papiri lungo le sponde fluviali.

Considerato un tempo, prima che i disordini e le crisi politiche causassero gravi danni al patrimonio naturalistico, il più bello tra tutti i Paesi del continente, l’Uganda (che non a caso venne definito da Winston Churchill «la perla dell’Africa») ha ora ricostituito con fatica il proprio sistema di Aree protette. Una rete verde che comprende attualmente 10 Parchi Nazionali, veri gioielli dominati dal paesaggio delle praterie a Lobelia gigante del Monte Ruwenzori (parola che vuol dire «il luogo da cui arrivano le piogge»), con i suoi 5.109 metri di altitudine terza vetta dell’Africa (nella foto in basso, N.d.R.), dopo il Kilimanjaro e il Monte Kenya. Questi poderosi rilievi sempre avvolti da fitte nebbie, da cui il geografo alessandrino Tolomeo credeva scaturissero le acque del Nilo, erano stati denominati in antico Monti della Luna. Ma le vere sorgenti del grande fiume furono scoperte soltanto nella seconda metà dell’Ottocento dall’esploratore inglese John Henning Speke alquanto più a nord, alle cascate Kabalega, oggi incorporate nel Parco Nazionale delle Murchinson Falls (nella foto del titolo, N.d.R.). È qui che una massa tuonante di acque precipita dai bastioni rocciosi, confluendo nel Nilo Bianco, detto anche Nilo Vittoria: per poi giungere, dopo un percorso sinuoso di ben 6.400 chilometri attraverso Sudan ed Egitto, a sfociare nel Mediterraneo.

Ma il protagonista indiscusso della natura di questa parte dell’Africa resta il leggendario Gorilla di montagna, venuto alla ribalta anche grazie alle tenaci ricerche di Dian Fossey: nel Parco Bwindi (termine che significa «oscuro, intricato, impenetrabile») alcune famiglie di questo gigante tanto impressionante quanto pacifico sono state assuefatte a tollerare un certo avvicinamento da parte dei visitatori, che possono così ammirare e fotografare uno spettacolo unico, senz’altro degno del viaggio. Ed è grazie agli introiti del moderno ecoturismo, una parte dei quali spetta ai vicini villaggi, che si sostiene il Parco Nazionale e che gli abitanti locali imparano a rispettare il loro più prezioso patrimonio.

Lo spirito dell’Africa si può cogliere anche intorno alla moderna capitale Kampala, sorta come l’antica Roma su sette colli: il suo stesso nome deriva da Kasozi ka Impala, che vuol dire collina delle antilopi. Su ogni albero dei giardini si ammirano uccelloni delle dimensioni del Marabù, e appena fuori città si gode lo spettacolo delle mandrie di bovi Ankole dalle smisurate corna, tipici di questa terra.

Trovandosi su un vasto pianoro a circa 1.000 metri di quota, l’Uganda può vantare un ottimo clima, che favorisce escursioni e ricerche: nel solo Parco Nazionale Queen Elisabeth, uno dei più antichi, sono state finora osservate circa 600 specie di uccelli, pari al numero di entità che si riscontrano nell’intera Europa. «Il regno dell’Uganda è come una fiaba – scriveva Winston Churchill nel 1908 nell’opera “My African journey” – il paesaggio è diverso, la vegetazione è diversa, il clima è diverso, e più di ogni altra cosa anche la gente è diversa da qualsiasi altra che si possa incontrare nell’intera Africa». E aveva ragione.

(Le foto sono dell’Archivio Centro Parchi)