Copenhagen – Gli Usa non ci saranno

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Non sono pronti ad assumere impegni sul clima prima della fine del 2010. Il primo ministro danese lancia l’idea di un trattato «politicamente vincolante» invece che «legalmente vincolante»

È stata presentata a Barcellona la relazione del Pew Center, sullo stato di avanzamento della legislazione americana sul clima.

Questa relazione mette in evidenza, che al di là delle dichiarazioni di Obama, gli Usa salteranno Copenhagen, perché impossibilitati ad assumere nessun impegno sul clima. Se ne riparlerà alla prossima Conferenza Unfccc di dicembre del 2010.

La Danimarca preoccupata che non saranno presi a Copenhagen impegni legalmente vincolanti, come ormai da tempo si diceva e che tutti aspettavano, ha proposto di approvare un trattato «politicamente vincolante», anziché «legalmente vincolante». Una trovata che in realtà serve a poco.

Il Pew Center americano ha portato all’attenzione dei delegati che, anche rimandare le decisioni di Copenhagen di 6 mesi (come qualcuno aveva proposto) per giungere ad un trattato legalmente vincolante, non sarà sufficiente se si aspetta anche il coinvolgimento degli Usa, perché gli Usa, di fatto, non saranno pronti prima della fine del 2010.

Questa la situazione, secondo l’analisi del Pew Center:

Nel dicembre 2008 Obama dichiarò che il problema dei cambiamenti climatici era una priorità per gli Usa e preparò una apposita legge per la limitazione delle emissioni (cap and trade) con un meccanismo simile all’emission trading europeo e facendo riferimento ai successivi impegni di Copenhagen, con l’obiettivo di ridurre le emissioni americane del 14% al 2020 rispetto al 2005.

La proposta fu poi modificata con un obiettivo del 17% al 2020 rispetto al 2005 (proposta Waxman-Markey) e approvata dalla Camera dei rappresentanti nel giugno 2009. Poi, passò al Senato dove, è cominciata la discussione: la prima commissione del Senato ha proposto una variante più restrittiva del cap and trade, con l’obiettivo di una riduzione del 20% al 2020, rispetto al 2005 (proposta Kerry-Boxer). La discussione su questa e l’altra proposta avverrà, però, in Senato nell’aprile 2010 con l’approvazione di un testo condiviso, ma questa discussione si preannuncia difficile per l’opposizione che i repubblicani intendono attuare. La camera dei Rappresentanti interverrà successivamente sul testo approvato dal Senato per approvarlo oppure per modificarlo. Se modificato, torna al Senato per l’approvazione finale. Il passaggio della legge fra Senato, Camera e viceversa, richiederà certamente alcuni mesi. Quindi prima della fine del 2010 sarà praticamente impossibile arrivare ad un testo definitivo di legge.

Nel frattempo:

– la maggior parte della popolazione americana, come mostrano i sondaggi di opinione, non ritiene urgente il problema dei cambiamenti climatici, ma ritiene più urgente risolvere il problema della sanità pubblica estesa a tutti su cui Obama si era impegnato.

– l’attenzione sui cambiamenti climatici da parte di Obama e del Congresso americano è diminuita o è stata distolta dai problemi della guerra in Afganistan, dai problemi nucleari dell’Iran, oltre che dal risanamento dell’economia in recessione.

Finora l’unica proposta sul clima approvata dalla camera dei Rappresentanti è quella di Waxman-Markey che prevede:

– una riduzione media delle emissioni Usa di gas serra al 2020 del 17% rispetto al 2005 (che equivale ad una riduzione del 3% rispetto al 1990);

– una riduzione delle emissioni Usa di gas serra dell’83% al 2050, sempre rispetto al 2005 (che equivale al 68% rispetto al 1990);

– un meccanismo «cap and trade» che interessa circa l’85% delle emissioni americane di gas serra, le quali potranno essere ridotte attraverso una prima distribuzione gratuita di permessi di emissione (85% dei permessi di emissione);

– i successivi permessi di emissione per un totale di 2,5 miliardi di tonnellate saranno, invece, venduti nel corso dei successivi 5 anni ai prezzi del mercato del carbonio, una volta avviato il mercato dei permessi delle emissioni;

– ulteriori permessi di emissione potranno essere ricavati dai crediti ricavati dalla lotta alla deforestazione o dall’incremento del patrimonio forestale, ciò consentirà una ulteriore riduzione delle emissioni americane attorno al 5% entro il 2030.