La situazione universitaria italiana dal 1968 in poi fino al Processo di Bologna

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Lo sviluppo della Garanzia Qualità nelle Università e Iis italiane appare profilarsi in ritardo rispetto alla situazione europea globale. Dal 1968 (rivoluzioni studentesche) in poi tutte le storture del sistema universitario italiano rimangono inalterate o aumentano sino al Processo di Bologna. Lo spirito garantista populista conduce le università verso la «garanzia del successo formativo». In altri termini, i professori non possono bocciare e vengono attuati gli esami di «gruppo». Più in generale, oltre alle storture precedentemente accennate in generale a livello europee, dal 1968 sino agli anni 90 del secolo scorso, in Italia vengono perpetrate una serie di errori che possono riassumenti così:

1. La continuazione dei nepotismi e baronati universitari.

2. Il peggiore tipo di insegnamento della matematica a tutti i livelli universitari.

3. La rinuncia all’insegnamento ed apprendimento olistico e sistemico per focalizzarsi su tipologie di competenze pratiche con conseguente perdita delle divisioni disciplinari; troppo auto-apprendimento e diseconomie di conoscenze a confronto di competenze specifiche e tecniche.

4. Alleanza fra esperti burocratici e qualche scuola psicologica con peculiari effetti reali negativi.

5. Accettazione troppo semplice, diretta e, forse, leggermente ridicola dello schema anglosassone a tre livelli di laurea mentre la grande, secolare tradizione culturale italiana avrebbe dovuto opporsi fortemente ad una metodologia del tutto contraria a suddetta tradizione. L’abbandono della tradizione culturale universitaria italiana di uno schema di titoli normalmente ridotto a primo livello laurea di dottore e quindi ad una specializzazione successiva (laurea specialistica e/o magistrale) non aveva, storicamente ed in campo internazionale da secoli, mai fatto fare brutta figura alla scuola italiana, pur avendo con sé il seme della non facile applicabilità del mutuo riconoscimento dei titoli accademici.

6. Impiego allargato di metodologie vacue e vuote rispetto alla tradizione culturale italiana di impiegare metodi e pratiche razionali per accumulare nozioni.

7. Importanza della cultura della complessità rispetto all’impiego di semplici teorie fisiche e psicologiche.

8. Mandare il cervello all’ammasso invece di potenziale e valutare al meglio i cervelli italiani.

9. Mancanza di sensibilità e conoscenza della necessità di impiego della garanzia di qualità dell’insegnamento e della ricerca universitaria e degli Iis. Ancora oggi la Agenzia per la Garanzia della Qualità, la cosiddetta Asvnor, non è operativa (2009).

10. Ultimo ma non ultimo, la sostituzione a tutti i livelli di apprendimento della conoscenza ed applicazione della grammatica con l’applicazione delle regole di video scrittura (word processor) ed Internet.

Tutti questi problemi hanno imposto la necessità di una Riforma dell’Università che, appunto è iniziata con il Processo di Bologna e adesso continua con la Riforma Gelmini a cominciare con la riforma della scuola elementare per continuare, a mano a mano che si salgono i gradini dell’insegnamento, fino all’Università e agli Iis. In questo ambito però il problema delle graduatorie internazionali, i cosiddetti «ranking» che vengono elaborati normalmente da ambienti universitari americani non sono sempre ben accettati dalla cultura universitari europea così come è stato chiaramente da autorevoli professori europei al Convegno di Budapest di novembre 2008 sulla Garanzia della Qualità nella Università Europea.