Non riaprire il carcere duro a Pianosa

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«Sarebbe danno incalcolabile per natura ed economia». Le isole rappresentano degli straordinari hot spot di biodiversità

«Ripristinare le carceri di massima sicurezza a Pianosa e all’Asinara sarebbe un errore gravissimo, un danno incalcolabile alla biodiversità e all’economia del Paese». È il commento di Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi, alla notizia che il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha dato mandato al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di avviare le procedure per il ripristino del «supercarcere» di Pianosa, e che lo stesso provvedimento potrebbe presto essere deciso anche per l’Asinara.

(Ma è stata notizia di un giorno perché il ministro avrebbe già fatto marcia indietro. Il ministro della Giustizia, infatti, ha fatto sapere che porterà la questione della eventuale riapertura del supercarcere di Pianosa all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni giovedì prossimo, N.d.R.).

«Condividiamo le forti perplessità già espresse dai ministri Prestigiacomo e Matteoli – aggiunge Sammuri -. Le isole rappresentano degli straordinari hot spot di biodiversità, degli autentici scrigni di endemismi e rarità biologiche, la cui salvaguardia non è compatibile con l’esistenza di strutture carcerarie di massima sicurezza. L’isola di Pianosa, in particolare, è un sito importantissimo per la nidificazione della Berta maggiore e della Berta minore ed è stato oggetto, tra l’altro, di un pregevolissimo progetto Life di salvaguardia degli uccelli marini gestito dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e dall’Ispra. Anche l’isola dell’Asinara è molto importante per le Berte e per altri uccelli in pericolo, come il Gabbiano corso, l’Uccello delle tempeste e per la Sterna comune».

La reintroduzione del regime 41bis comporterebbe anche la chiusura al pubblico delle isole. «Negare ai cittadini la fruizione di questi autentici gioielli naturali sarebbe una perdita irreparabile non solo per l’Italia – conclude il presidente di Federparchi – oltre a comportare un danno enorme alle economie di interi territori, che sulle attività turistiche consapevoli e sostenibili hanno fondato il loro sviluppo».

(Fonte Federparchi)