A rischio le foreste del Congo

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Un modello computerizzato realizzato dall’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi applicati di Laxenburg, in Austria, prevede il raddoppio della deforestazione nel Bacino

Le foreste pluviali non saranno più in grado di proteggere il clima. Il negoziato di Copenhagen sui cambiamenti climatici, già impallinato dalle decisioni Usa-Cina, rischia di perdere anche la partita sulle foreste, se il piano in elaborazione, «Reduced Emissions from Deforestation and Degradation» (Redd) non sarà in grado di proteggere le foreste pluviali dall’avanzata delle piantagioni.

Dagli scienziati intanto arriva l’allarme: un modello computerizzato realizzato dall’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi applicati di Laxenburg, in Austria, prevede il raddoppio della deforestazione nel Bacino del Congo. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista «Nature», tra i principali fattori di deforestazione, figurano l’espansione delle piantagioni, alimentata dalla domanda di biodiesel e legname.

Ma il piano Redd non sembra voler affrontare con decisione questa minaccia. Anzi, nel documento in elaborazione, perfino la frase «contro la conversione di foreste naturali in piantagioni» è finita tra parentesi: alcuni paesi stanno esercitando forti pressioni per includere le piantagioni nelle «foreste» da sovvenzionare, quelle stesse piantagioni che alimentano la deforestazione.

Il fenomeno dell’espansione delle piantagioni di palma da olio, fino ad oggi sembrava interessare prevalentemente le foreste pluviali di Asia e Oceania. Ma negli ultimi anni è scoppiato un vero e proprio boom dell’olio di palma in Africa, tanto da far prevedere il raddoppio del tasso di deforestazione. «Per i paesi dell’Africa centrale, le proiezioni sul futuro si fanno sempre più affidabili», assicura Michael Obersteiner, che sta guidando lo sviluppo del modello presso l’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi applicati, di Laxenburg.

Nel corso degli ultimi 15 anni, il tasso di deforestazione nel Bacino del Congo, la seconda foresta pluviale del pianeta, hanno oscillato attorno allo 0,15 per cento annuo. Ma secondo i risultati preliminari dello studio, pubblicati da «Nature News», la deforestazione sarà più che raddoppiata tra il 2020 e il 2030: il tasso di deforestazione è previsto si assesti attorno allo 0,3-0,5 per cento annuo. «Ci sono forti indicazioni che le foreste dell’Africa centrale siano ad un punto critico di svolta», ha commentato Carlos de Wasseige, il coordinatore del progetto finanziato dall’Ue denominato foreste dell’Africa Centrale.

Il modello, della risoluzione di 10-50 chilometri quadrati, è la combinazione di tre modelli globali sulla destinazione d’uso del suolo:

Globiom, G4M e Epic. Le previsioni sono basate su fattori chiave di deforestazione, dalla crescita della popolazione, alla crescente domanda di legno e biodiesel sui mercati internazionali, e sul loro impatto distribuito a livello topografico, tenendo conto dei fattori legati al clima, alla biodiversità e alla morfologia dei suoli.

(Fonte Salva le Foreste, Osservatorio sulle Foreste Primarie)