È la proposta dell’Ue nella risoluzione approvata in vista del summit. La Comunità serra i ranghi e vengono fuori le prime cifre concrete anche per i Paesi in via di sviluppo
Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla strategia che dovrà attuare l’Europa nella Conferenza di Copenhagen. È stata approvata con 516 voti favorevoli, 92 contrari e 70 astenuti, chiede in sintesi che:
– i Paesi sviluppati riducano le loro emissioni di gas serra in maniera significativa: ossia dei valori più alti della scala compresa tra il 25 e il 40 % entro il 2020 e di almeno l’80% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990.
– i Paesi in via di sviluppo si impegnino collettivamente a contenere l’incremento delle loro emissioni a un livello inferiore del 15/30% rispetto alla progressione prevista; tuttavia, dato il loro peso economico, Cina, India e Brasile dovrebbero impegnarsi su obiettivi analoghi a quelli dei Paesi industrializzati.
– i Paesi sviluppati garantiscano ai Paesi in via di sviluppo sostegno finanziario e tecnico «sufficiente, sostenibile e prevedibile» per consentire loro di impegnarsi a favore della riduzione delle proprie emissioni; l’Ue dovrebbe impegnarsi almeno ad un finanziamento globale di 5-7 miliardi di euro l’anno per il periodo 2010-2012;
– il contributo collettivo dell’Unione europea agli sforzi di mitigazione e adattamento dei Paesi in via di sviluppo non sia inferiore a 30 miliardi di euro all’anno entro il 2020, «una cifra che potrebbe aumentare con le nuove conoscenze acquisite sulla gravità dei cambiamenti climatici e l’entità dei relativi costi»;
– sia gli obiettivi di riduzione delle emissioni sia gli impegni di finanziamento debbano essere soggetti a un regime di conformità rafforzato, che comprenda un meccanismo di allerta rapida e sanzioni, quali il ritiro di future unità di quantità assegnate;
– siano previste rigorose norme di qualità dei progetti nei futuri meccanismi di compensazione, per evitare che i Paesi sviluppati sottraggano ai Paesi in via di sviluppo le opzioni di riduzione a basso costo e per garantire che tali progetti abbiano standard elevati e consentano ulteriori riduzioni affidabili, verificabili ed effettive delle emissioni;
– i trasporti aerei e marittimi internazionali siano inseriti in un accordo internazionale prevedendo gli stessi obiettivi vincolanti degli altri settori industriali, e che almeno il 50 % delle quote in tali settori siano messe all’asta;
– sia fornito ai Paesi in via di sviluppo «un cospicuo sostegno finanziario, nonché assistenza tecnica e amministrativa per fermare la grave deforestazione tropicale entro il 2020» e che sia creato un meccanismo mondiale per il carbonio forestale (Gfcm) ai sensi della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Inoltre, i deputati dell’europarlamento sottolineano che un accordo a Copenaghen potrebbe fornire l’impulso necessario per un «New deal» sostenibile che rilanci la crescita sociale ed economica sostenibile, promuova le tecnologie verdi, l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica, riduca i consumi e garantisca nuovi posti di lavoro e coesione sociale sia nei Paesi sviluppati che nei Paesi in via di sviluppo.
Intanto, per l’Italia, Salvatore Margiotta, Vicepresidente della Commissione Ambiente, è stato designato a rappresentare la Camera dei Deputati nelle tre giornate conclusive, dal 16 al 18 dicembre, del vertice di Copenaghen.
«Sono stato molto felice della designazione – ha dichiarato Margiotta – che premia l’impegno svolto sul climate challenge alla Camera sin dal 2006, anno della mia prima elezione, e che mi ha visto già partecipare, in rappresentanza del Parlamento, ai Globe International G8+5 di Bruxelles, Tokyo, Roma. Dicembre, Copenaghen: data e luogo cruciali per l’umanità. Il vertice non può fallire; dopo la gelata della scorsa settimana, prodotta dai risultati dell’incontro tra Cina ed Usa, nelle ultime 24 ore si sono verificati fatti nuovi importantissimi: Obama ieri ha annunziato che gli Usa ridurranno le emissioni di CO2 del 17% in 10 anni, e la Cina oggi si è detta disponibile a diminuirle del 40-45 %, rispetto al 2005, nel 2020. Inoltre lo stesso Obama ha fatto sapere che parteciperà personalmente al vertice, come tutti i capi di Stato e di Governo dei principali paesi del mondo. Si susseguono, dunque, segnali positivi sulle possibilità di giungere ad un accordo avanzato. Ieri, intanto, alla Camera, ho lavorato insieme ad altri colleghi ed al sottosegretario all’Ambiente Menia, alla unificazione delle cinque distinte mozioni sull’argomento, a prima firma Casini, Realacci, Ghiglia, Piffari, Zamparutti; abbiamo redatto un testo unico, il che ha consentito il ritiro di tutte le altre e l’approvazione, pressoché all’unanimità, di una sola mozione che impegna il Governo italiano a compiere ogni sforzo affinché Copenaghen sia un successo e ne esca confermata e rafforzata la leadership del vecchio continente nella lotta ai cambiamenti climatici».