Clima – Quella tecnologia è italiana

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L’Albedo Control, è uno dei tanti sistemi indicato dal Consiglio mondiale per l’energia (Wec), ed è un progetto italiano nato in collaborazione con Ciriaf e Università degli studi di Perugia che potrà contribuire a risolvere in modo determinante il problema dei cambiamenti climatici

Le probabilità di successo della conferenza di Copenhagen sono legate alla firma di un nuovo protocollo anche da parte di Stati Uniti, India e Cina. Ma per raggiungere l’obiettivo sarà necessario ricorrere oltre alle tradizionali tecnologie per il contenimento della CO2, in possesso a pochi paesi avanzati, anche all’adozione di tecniche e meccanismi innovativi.
Fra i tanti sistemi c’è quello indicato dal Consiglio mondiale per l’energia (Wec), in un documento «European Climate Change Policy Beyond 2012» appena pubblicato alla vigilia del COP15 (la 15ma Conferenza delle parti), ha esaltato gli effetti positivi sul clima raggiungibili con i progetti Albedo Control e Pipenet.

Le due tecnologie alternative a basso costo per la mitigazione, proposta dal Wec, sono state sviluppate in Italia in collaborazione con Ciriaf – Università degli studi di Perugia.
Due su tre tecnologie alternative sono di Pipenet s.r.l. in collaborazione con i centri di ricerca collegati: Ciriaf, Ipass dell’Università di Perugia

Albedo Contro consiste nell’assegnare crediti di carbonio a superfici ad elevato albedo la cui radiazione riflessa fuori dell’atmosfera non contribuisce al riscaldamento globale ed è misurata e certificata da satellite appositamente progettato.

Il secondo progetto è Pipenet. Permette di aumentare l’efficienza nel trasporto merci riducendo del 70% i consumi energetici e riducendo i tempi di consegna di ben 10 volte. Con il progetto Pipenet si possono collegare le città portuali in poco tempo, spedire merci: ad esempio da Palermo a Genova con capacità una ton/secondo e velocità di 1500 km/h.

Da diversi anni il prof. Franco Cotana, Direttore del Centro nazionale di Ricerca sulle Biomasse, all’Università degli Studi di Perugia, insieme al professore associato di Fisica Tecnica Ambientale prof. Federico Rossi, ed alcuni ricercatori hanno avviato, presso il Ciriaf dell’Università di Perugia, una linea di ricerca sulla mitigazione del riscaldamento globale. Non si tratta di entrare nella disputa se il riscaldamento sia di origine antropogenica o naturale, si tratta di governare e mitigare il fenomeno della variazione della temperatura media del pianeta che comunque esiste ed è sempre esistito in ere geologiche sia come riscaldamento sia come raffreddamento.

In questo periodo la temperatura media della Terra sta aumentando, per arrestare/mitigare questo fenomeno un metodo sicuramente efficacie è quello di diminuire l’energia che provoca il fenomeno: la radiazione solare assorbita dalla superficie terrestre che rimane intrappolata sotto l’atmosfera.

Il progetto si chiama Albedo Control con applicazioni protette da brevetto e copyright, per il quale la ricerca ha ricevuto un prestigioso premio internazionale per lo Sviluppo Sostenibile (a Palazzo Vecchio il 12 giugno 2007. In pratica è proprio quello di cui si parla in questi giorni, suggerito dal prof. Steven Chual presidente Obama.

«Non il Lawrence Berkeley national Laboratory della California ha il primato ma il Ciriaf dell”Università di Perugia-Umbria, con il nostro gruppo di ricerca che ha quantificato e dimostrato l’efficacia del controllo dell’Albedo terrestre sul riscaldamento globale – sottolinea con orgoglio il prof. Cotana -. Il merito del nostro gruppo di ricerca è quello di aver calcolato teoricamente prima e verificato sperimentalmente poi che, se il riscaldamento è dovuto all’incremento della CO2 in atmosfera, una superficie mediamente di 5-10 metri quadrati di colore bianco (a seconda della latitudine e del coefficiente di riflessione, ad esempio trattata con vernici al Biossido di Titanio) ai fini del riscaldamento terrestre globale, produce un effetto rinfrescante equivalente all’effetto riscaldante una tonnellata di CO2».

«Si tratta di respingere – spiega Cotana – la radiazione solare tramite superfici bianche riflettenti immediatamente quando la radiazione colpisce la superficie (con lunghezza d’onda corta tra 0,2 e 4 micrometri) prima che venga assorbita dal suolo e cambi lunghezza d’onda (tra 4 e 25 micrometri) trasformandosi in calore che poi non riesce a riattraversare l’atmosfera. Tutto questo può essere misurato da satellite, abbiamo previsto un monitoraggio globale di tutte le superfici antropizzate della Terra. Se una porzione di tali superfici viene trattata e diventa bianca con spiccate proprietà riflettenti si possono assegnare a tale superficie i cosiddetti crediti di carbonio, monitorando l’efficacia della superficie stessa anno per anno, secondo procedure prestabilite, è possibile attribuire un valore commerciale a ciascun metro quadrato di superficie trattata».

Una delle prime applicazioni è quella realizzata presso la fattoria azienda agricola Monte Vibiano del dott. Fasola (nella foto) nell’ambito del progetto 360° Green Revolution, in cui le coperture dei 4 silos della fattoria sono state trattate con vernice bianca e sono state certificate dal Ciriaf. L’effetto rinfrescante per il Clima delle superfici trattate dei silos, pari a circa 280 metri quadrati, compensa l’effetto riscaldante di 25,1 tonnellate di CO2 immesse in atmosfera.

«Quindi il metodo funziona – continua il professore – e può essere certificato in modo rigoroso; se mi è consentito banalizzare, è come abbassare il fornello del gas sotto la pentola (che è in questo caso la nostra Terra). Ridurre l’anidride carbonica in atmosfera potrebbe essere altrettanto efficace perché, ancora banalizzando, è come fare dei fori sul coperchio della pentola consentendo alla pentola (leggasi Terra) di raffreddarsi meglio.

Come altra conseguenza delle superfici bianche nei tetti ci può essere anche un risparmio energetico con minor energia assorbita dai condizionatori (le case bianche nei posti assolati servono a questo a stare più freschi) ma questo è un’altro effetto ben noto e apprezzato dai nostri avi in molte parti del Mondo! Può essere vero che per ottenere la vernice occorre un po’ di energia ma forse in questo caso il gioco vale la candela e poi ci sono materiali naturali come il calcare, il sale, la calce e tante sostanze riflettenti che sono a basso impatto ambientale e si possono ottenere con poca energia».