Sul tetto della sede per protestare da 20 giorni contro i prossimi licenziamenti. Interpellati nell’avvistamento di squali in Sicilia mentre la fantomatica task force per i nove capodogli che in questi giorni si sono arenati e sono morti sulle spiagge pugliesi, è stato solo fumo e propaganda
I precari Ispra, giunti al ventesimo giorno di occupazione del tetto nella loro sede di via Casalotti, a Roma, nonostante la drammatica situazione occupazionale non dimenticano i loro doveri verso l’ambiente in generale e le creature marine in particolare. La lotta non gli ha impedito infatti, anche in giorni festivi come oggi e quello dell’Immacolata, di lavorare all’avvistamento di squali in Sicilia e pensare a un intervento per i nove capodogli che in questi giorni si sono arenati e sono morti sulle spiagge pugliesi, senza che ci sia stato un gruppo di ricercatori capace di salvarli.
Gli specialisti dell’Ispra avrebbero tutte le competenze «per costituire una task force capace di intervenire, con mezzi adeguati, per cercare di salvare questi grandi cetacei – secondo la coordinatrice Usi RdB Ricerca dell’Ispra, Emma Persia – invece i ricercatori precari che se ne occupano stanno per essere licenziati».
È stata la stessa ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ad annunciare la costituzione di una simile task force, ma le sue parole sono contraddette dall’inerzia sul rinnovo dei contratti e l’immissione in ruolo proprio dei lavoratori che si occupano di questi delicati interventi.
«Anche l’8 dicembre, giorno festivo, mentre ci trovavamo sul tetto abbiamo fornito assistenza tecnica alla Capitaneria di Porto Empedocle, che ci segnalava lo spiaggiamento di uno squalo – proseguono i ricercatori Ivan Consalvo e Massimiliano Bottaro -. Nel nostro Istituto vengono catalogati tutti gli avvistamenti di specie protette e minacciate di estinzione, oltre che la presenza di pesci tropicali, sempre più diffusi nel nostro mare a causa del riscaldamento globale».