Da venticinque giorni occupano il tetto della loro sede di via Casalotti, sostenuti dal sindacato di base Usi Rdb Ricerca. Forse un incontro ufficiale il 21 con il vice capo di Gabinetto del ministero
«Siamo esposti al freddo e alle intemperie ma questo non ci fa male, ciò che ferisce è l’indifferenza. Indifferenza dei nostri vertici, dei commissari dell’Ente, indifferenza del ministro dell’Ambiente, on. Stefania Prestigiacomo, l’indifferenza di uno Stato che abbandona i suoi figli senza un perché».
È un passaggio della lettera che i precari dell’Ispra, che da venticinque giorni occupano il tetto della loro sede di via Casalotti, sostenuti dal sindacato di base Usi Rdb Ricerca, hanno scritto oggi al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiedendo il suo aiuto per cambiare l’atteggiamento di uno Stato che è lo stesso che li ha mandati «in Libano, per il più grande disastro ambientale degli ultimi anni in Mediterraneo, che richiede il nostro intervento sulle Navi dei Veleni, che rappresentiamo con orgoglio ai tavoli tecnico-scientifici internazionali, anche in ambito Onu, che esportiamo nel mondo con i nostri nomi in numerose pubblicazioni scientifiche. Uno Stato che a parole vuole organizzare task force in campo ambientale, senza sapere che gli esperti in quei campi li sta licenziando, dissipando con un gesto conoscenze e cultura irrecuperabili».
Intanto, il Parlamento inizia a riconoscere le ragioni della lotta dei precari dell’Ispra appoggiata dall’Usi Rdb Ricerca. In attesa della convocazione definitiva per l’incontro previsto lunedì prossimo, 21 dicembre, con il vice capo di Gabinetto del ministero dell’Ambiente, delegato direttamente dal Ministro, ieri, in sede di votazione della Legge Finanziaria, sono stati approvati dalla Camera due ordini del giorno che chiedono al governo di «adottare opportune iniziative volte ad individuare le risorse necessarie per valorizzare e sostenere la ricerca in materia ambientale, al fine di stabilizzare le professionalità che lavorano presso l’Ispra».