Capodanno in carcere per 4 di Greenpeace

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Un olandese, un norvegese, uno svizzero e uno spagnolo, sono stati arrestati dopo la pacifica protesta effettuata in occasione del Banchetto di Stato per i leader che partecipavano al Summit danese

Quattro attivisti di Greenpeace passeranno le feste di fine anno in prigione dopo che l’Alta Corte del Regno di Danimarca ha rigettato l’appello per il loro rilascio. I quattro, un olandese, un norvegese, uno svizzero e uno spagnolo, sono stati arrestati dopo la pacifica protesta effettuata aprendo striscioni in occasione del Banchetto di Stato, ospitato dalla Regina di Danimarca, Margrethe II, per i leader che partecipavano al Summit di Copenhagen.

Greenpeace condanna la decisione della Corte danese come un’ulteriore «ingiustizia climatica» dopo il misero fallimento del Summit e dei cosiddetti leader che vi hanno partecipato: nessun accordo vincolante per tagliare le emissioni di gas clima alteranti. Altri dimostranti pacifici sono detenuti a seguito delle proteste realizzate in occasione del Summit.

La polizia intende tenere in prigione i quattro attivisti fino al 7 gennaio: questa detenzione, anche dopo la decisione della Corte, è a totale discrezione del Capo della Polizia della Danimarca. Greenpeace ha pienamente collaborato con le autorità senza celare alcun aspetto delle proprie attività, compreso quanto ha portato il gruppo di tre attivisti ad infiltrarsi nel cordone di sicurezza che avrebbe dovuto proteggere i Capi di Stato invitati al banchetto della Regina.

«I nostri attivisti sono pronti a rischiare la loro libertà per una giusta causa – ha dichiarato Alessandro Giannì, Responsabile delle Campagne di Greenpeace -. Abbiamo dato ampie assicurazioni che i nostri attivisti non si sottrarranno, come è sempre stato, al processo. Lasciarli in prigione per le feste di fine anno è quindi una violenza inutile e gratuita».

Sebbene per motivi di sicurezza i dettagli che hanno permesso l’azione di Greenpeace non verranno resi pubblici, Greenpeace ribadisce che l’operazione si è interamente basata su informazioni e materiali interamente pubblici. Inoltre, tutto l’apparato scenico aveva chiari elementi farseschi: in una delle limousine affittate, il logo di Greenpeace era ben evidente e fissato con un paio di calzettoni. Una delle targhe era con il numero 007 (quello di James Bond) e i lampeggianti della polizia sono stati comprati (Euro 6,70) su internet.

(Fonte Greenpeace)