L’Ue può centrare gli obiettivi di Kyoto

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Le emissioni non industriali sono fondamentali per il conseguimento delle riduzioni. Quasi tutti gli Stati membri sono sulla buona strada per rispettare gli impegni assunti nell’ambito del protocollo

Da una relazione dell’Agenzia europea per l’ambiente pubblicata recentemente, emerge che l’Unione europea e quasi tutti gli Stati membri sono sulla buona strada per rispettare gli impegni di limitare e ridurre le emissioni di gas serra assunti nell’ambito del protocollo di Kyoto.

Il protocollo prevede che nel periodo 2008-2012 l’Ue a 15 riduca le emissioni medie dell’8% rispetto ai livelli del 1990; tuttavia dalle ultime proiezioni risulta che l’Ue a 15 riuscirà a oltrepassare tale soglia, raggiungendo una riduzione totale di oltre il 13% rispetto all’anno di riferimento.

Cinque Stati membri dell’Ue a 15 (Francia, Germania, Grecia, Svezia e Regno Unito) hanno già ridotto le emissioni nazionali ad un livello inferiore rispetto ai loro obiettivi. Soltanto l’Austria prevede di non riuscire ad adempiere al proprio impegno nelle condizioni attuali e dovrà intensificare i suoi sforzi per ridurre le emissioni.

Tutti gli altri Stati membri e i paesi membri dell’Eea con obiettivi di emissioni nell’ambito del protocollo di Kyoto ritengono di poter ottemperare ai loro impegni.

Le previsioni degli Stati membri hanno iniziato a tenere conto della recente recessione economica, tuttavia la relazione rileva che le emissioni di gas serra possono ancora essere sopravvalutate nel breve termine. In quanto tale, la recessione potrebbe comportare ulteriori riduzioni delle emissioni.

Un risultato di questo genere avrebbe dovuto incoraggiare tutti i paesi a concordare riduzioni ancor più consistenti delle emissioni complessive, siglando un accordo globale a Copenhagen.

Commentando i risultati, la professoressa Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’Agenzia europea per l’ambiente, ha detto: «…Urge la necessità di assumersi l’impegno di ridurre drasticamente le emissioni per salvaguardare la possibilità di mantenere gli aumenti della temperatura planetaria al di sotto dei 2ºC».

La relazione dell’Agenzia europea per l’ambiente pone in evidenza che le riduzioni nel periodo 2008-2012 saranno realizzate attraverso una combinazione di politiche esistenti e di altre ancora da definire, l’acquisto da parte dei governi di crediti derivanti da progetti di riduzione delle emissioni al di fuori dell’Unione europea, lo scambio delle quote di emissione da parte dei partecipanti al sistema di scambio delle quote di emissione nell’Ue (Emissions Trading Scheme, Ets) e le attività silvicole che assorbono carbonio dall’atmosfera. Il sistema di scambio delle emissioni riguarda principalmente le grandi industrie che emettono carbonio, che rappresentano circa il 40% delle emissioni di gas serra dell’Unione europea.

In un’ottica a più lungo termine, quasi tre quarti dell’obiettivo unilaterale dell’Ue di ridurre le emissioni del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 potrebbero essere raggiunti internamente (ossia senza l’acquisto di crediti al di fuori dell’Ue).

La relazione sottolinea l’importanza del sistema di scambio delle quote di emissioni nell’Ue per aiutare gli Stati membri a conseguire i loro obiettivi, ponendo anche in evidenza tuttavia che i governi devono concentrarsi sulla riduzione delle emissioni nei settori che non rientrano nell’Ets, come ad esempio i trasporti, l’agricoltura e le abitazioni.

(Fonte Arpat, Testo a cura di Veronica Freni)